Maria Valtorta
Jesus says: "See,
my soul, which I was very right to say: Wouldn't the knowledge of my torment in
Gethsemane be understood and would
it become a scandal?". People don't
admit the devil. Those who admit it don’t admit that the devil could vex
the soul of Christ to the point of
making blood sweat. But you, who have had a modicum of this temptation, can understand. So let's
talk together -Luca 22, 44- You asked me: "How many agonies in Gethsemane are you giving me?". Oh! Many! Not for
the sake of nagging you. Solely for the goodness of Master and Spouse. I couldn't bring down on you, little bride, all
at once the pile of desolation that
collapsed me that evening and that no one sensed, that no one understood except
my Mother and my Angel. [Luca 22, 43] You would die of it.
So I'll give you a crumb now,
tomorrow another, so that you can taste all my food and obtain from your
suffering the maximum of love of
compassion for your sorrowful Spouse
and of redemption for your brothers.
That's why I give you so many hours of Gethsemane.
Unite them and, as the mosaicist joining the tiles slowly sees the complete picture form, you, by bringing together
in your thought the memory of the different
hours, you will see the true Agony
of your Lord. Reflect how I love you. The first time I only gave
you the sight of my physical craving. And you, just to see me with my face
distorted, come and go, raise my arms, wring my hands, cry and break down, you
felt so sorry for it that you almost died.
I presented that visible
torture to you over and over again until you knew it and could bear it. Then,
time after time, I revealed my sadness
to you. My sadness. Of man. All man's passions straightened up like irritated
snakes, hissing their rights to exist, and I had to strangle them one by one in
order to be free to climb my Calvary.
Not all passions are evil. I already explained it to you. I give this name the
philosophical meaning, not the one you give it by exchanging meaning for
feeling. And your Jesus-Man had good
passions like all just men. But even good
passions can become enemies in certain hours, when with their voice they
make chains and chains of very hard, very strong, very knotted steel, to
prevent us from fulfilling the will of God.
Loving
life,
a gift from God, is a duty, so much so that whoever kills
himself is as guilty as and more than whoever kills, since he who kills lacks the charity of neighbor but can have the extenuating circumstance of a
provocation that disorients him, while whoever he kills and fails against himself and against God, who gave him life for him to live
until his call. Killing oneself is tearing oneself away from the gift of God and throwing it with a cry
of curse on the Face of God. Those who kill themselves despair of having a Father, a Friend, a Good One.
Whoever kills himself denies every dogma of faith and every assertion of faith.
Whoever kills himself denies God.
Therefore one must cherish
life. But how: dear? Making yourself a slave to it? No. Life is a good friend. Friend
of the other. Of real life. This is the great Life. That's the little life. But
as a handmaid serves and procures food for her mistress, so the little life
serves and nourishes the great Life,
which attains its perfect age through the cares which the little life gives it.
It is this very little life that provides you with the ornate garment to wear
when you become the Lord of the Kingdom
of Life. It’s precisely this little life which fortifies you with the
bitter bread, soaked in strong vinegar, of everyday things, and makes you
adults and perfect for possessing the Life
which doesn’t end. That is why it is necessary to call this sad existence of
exile and pain "dear".
It’s the bank where the fruits of eternal riches ripen. Is it passably good? Praise the Lord. Is it sprinkled with penises? Say "thank you" to the Lord. Is it sad
beyond measure? Never say: "It's too much". Never say: "God is
evil". I have said it a thousand times: “Evil – and what sadness is it if
not the fruit of evil? – Evil doesn’t come from God. Man is the wicked one
who makes us suffer”. I have said it
a thousand times: “God knows how
long you can suffer and, if he sees
that what his neighbor procures for you is too
much, he intervenes not only by
increasing your strength of
endurance, but with heavenly comforts;
and when the time comes with breaking the wicked, because it is not lawful to
torture a better neighbor beyond measure”.
Life is expensive for the honest
satisfactions it provides. God
doesn't blame them. The work He put it. [Gen 3, 17-19] As a punishment, but
also as a diversion for the guilty
man...
Maria Valtorta
Quadernetti - 6 luglio 1944: L’ora del
Getsemani
Dice Gesù:
"Vedi, anima mia, che avevo molta ragione di dire: La conoscenza del mio tormento del Getsemani non sarebbe capita e diverrebbe scandalo?". La gente
non ammette il Demonio. Quelli che lo ammettono non ammettono che il Demonio abbia
potuto vessare l’anima di Cristo
sino al punto di far sudare sangue. Ma tu, che hai avuto un briciolo di questa
tentazione, puoi comprendere. Parliamo dunque insieme -Lc 22, 44- Mi hai chiesto:
“Quante sono le agonie del Getsemani che mi dai?”. Oh! Tante! Non per piacere
di tormentarti. Unicamente per bontà di Maestro e Sposo. Non potrei su te,
piccola sposa, abbattere tutto insieme il cumulo di desolazione che mi accasciò
quella sera e che nessuno intuì, che nessuno comprese fuorché mia Madre e il mio Angelo. [Lc 22, 43] Ne morresti pazza.
E allora ti dò adesso un briciolo, domani un altro, di
modo da farti gustare tutto il mio cibo e di ottenere dal tuo soffrire il
massimo di amore di compassione per
il tuo dolente Sposo e di redenzione
per i tuoi fratelli. Ecco perché ti dò tante ore di Getsemani. Uniscile e, come
il mosaicista unendo le tessere
piano piano vede formarsi il quadro
completo, tu, riunendo nel tuo pensiero il ricordo delle diverse ore,
vedrai l’Agonia vera del tuo Signore. Rifletti come ti amo. La prima volta ti ho dato soltanto
la vista della mia smania fisica. E tu, soltanto per vedermi col Volto
stravolto, andare e venire, alzare le braccia, torcermi le mani, piangere e
abbattermi, ne hai avuta tanta pena che per poco non mi moristi.
Ti ho presentato quella tortura visibile più e più volte sinché l’hai conosciuta e l’hai
potuta sopportare. Poi, volta per volta, ti ho svelato le mie tristezze. Le mie
tristezze. Di uomo. Tutte le
passioni dell’uomo si sono drizzate come serpi irritate, fischiando i loro
diritti d’essere, ed Io le ho dovute strozzare una per una per esser libero di
salire il mio Calvario. Non tutte le passioni sono malvagie. Te l’ho già
spiegato. Io dò a questo nome il senso filosofico, non quello che voi gli date
scambiando il senso col sentimento. E le passioni buone il tuo Gesù-Uomo le
aveva come tutti gli uomini giusti. Ma anche le passioni buone possono divenire
nemiche in certe ore, quando con la loro voce fanno catena, e catena di
durissimo, fortissimo, annodatissimo acciaio, per impedirci di compiere la
volontà di Dio.
Amare la vita, dono di Dio,
è dovere, tanto che chi si uccide è colpevole come e più di chi uccide,
poiché colui che uccide manca alla carità di prossimo ma può avere l’attenuante
di una provocazione che lo dissenna, mentre chi si uccide manca contro sé stesso e contro Dio, che gli ha dato la vita perché egli la viva sino al suo
richiamo. Uccidersi è strapparsi di dosso il dono di Dio e gettarlo con urlo di maledizione sul Volto di Dio.
Chi si uccide dispera di avere un
Padre, un Amico, un Buono. Chi si uccide nega ogni dogma di
fede e ogni asserzione di fede. Chi si uccide nega Dio.
Dunque occorre aver cara la vita. Ma come: cara?
Facendosi schiavi di essa? No. Amica
buona la vita. Amica dell’altra. Della Vita vera. Questa è la grande Vita.
Quella è la piccola vita. Ma come un’ancella serve e procura cibo alla sua
signora, così la piccola vita serve e nutre la grande Vita, la quale raggiunge l’età perfetta attraverso le cure
che la piccola vita le dà. È proprio questa piccola vita che vi procura la veste ornata da indossare quando
divenite le Signore del Regno di Vita. È proprio questa piccola
vita che vi fortifica col pane
amaro, intriso di forte aceto, delle cose di ogni giorno, e vi fa adulti e
perfetti per possedere la Vita che non termina. Ecco perché occorre chiamare
“cara” questa triste esistenza d’esilio
e di dolore.
È la banca in cui maturano
i frutti delle ricchezze eterne.
È passabilmente buona? Lodarne il
Signore. È cosparsa di pene? Dir “grazie”
al Signore. È triste oltre misura? Non dir mai: “È troppo”. Non dir mai: “Dio è
cattivo”. L’ho detto mille volte: “Il male – e le tristezze che sono se non frutto del male? – il male non viene da
Dio. È l’uomo il malvagio che fa soffrire”. L’ho detto mille volte: “Dio
sa finché potete soffrire e, se vede che è troppo ciò che il prossimo vi
procura, interviene non soltanto
aumentando la vostra forza di sopportazione, ma con conforti celesti; e quando è l’ora con
spezzare i malvagi, perché non è lecito torturare oltre misura il prossimo
migliore”. La vita è cara per le oneste
soddisfazioni che procura. Dio
non le biasima. Il lavoro Egli l’ha messo. [Gen 3, 17-19] Per punizione, ma
anche per svago all’uomo colpevole...
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