Friday, April 28, 2023

Maria Valtorta – Gospel chap. 226 - July 22, 1945

 


Maria Valtorta

 

Maria Valtorta – HOME PAGE

 

Maria Valtorta – Gospel chap. 226 - July 22, 1945: A good sign from Mary of Magdala.

Death of old Ishmael.

 

Jesus with the company of the Zealot arrives at the garden of Lazarus on a beautiful summer morning. The dawn hasn't finished yet and therefore everything is fresh and cheerful. The servant-gardener, who hastens to receive the Master, points to the same piece of white robe which disappears behind a hedge, saying: "Lazarus is going to the jasmine pergola with some scrolls to read. Now I'll call him". “No, I’ll go alone". And Jesus walks quickly along a path bordered by flowering hedges. The grass that is on the edge of the hedge muffles the sound of footsteps, and Jesus tries to put his foot right on it to suddenly arrive in front of to Lazarus.

 

He thus surprises him that, standing upright, with the rolls leaning on a marble table, he prays aloud. “Don’t disappoint me, Lord. You make this thread of hope that was born in my heart grow. Give me what I have asked you with tears ten and a hundred thousand times. What I asked of you with actions, with forgiveness, with all of myself. Give them in exchange for my life. Give me in the name of your Jesus who promised me this peace. Can He ever lie? Am I to think that his promise was only words? That his power is less than the abyss of sin that is my sister? Tell me, Lord, that I will resign myself for your love…”. “Yes, I'm telling you!” says Jesus. Lazarus turns abruptly and shouts: “Oh! My Lord! But when did you come?” and he bends down to kiss Jesus' garment. "For a few minutes". "Alone?". “With Simon Zealot. But here, where you were, I came alone. I know you have to tell me one great thing. So tell me".

 

"No. First answer the questions I ask God. Depending on your answer, I will tell you". “Tell me, tell me this great thing of yours. You can say it..." and Jesus smiles, opening His arms in an act of invitation. “God Most High! But it's true? So you know it's true?!" and Lazarus goes into the arms of Jesus to confide the great thing about him. “Maria called Martha to Magdala. And Marta left in trouble fearing some serious misfortune... And I am left here, with the same fear, alone. But Marta, from her servant who accompanied her, sent me a letter that filled me with hope. Look, I have it here, on my heart. I keep her there because she is more precious to me than a treasure. They are few words but I read them every now and then to be sure that they were indeed written. Look…” and Lazarus takes from his robe a small roll tied by a violet ribbon and unfolds it. "You see? Read, read. Aloud. Read by you, the thing will seem more certain to me". “Lazarus, my brother. Peace and blessings to you. I arrived early and well. And my heart no longer fluttered with the fear of new disasters because I saw Maria, our healthy Maria and… do I have to tell you? And less frenetic in appearance than before. She cried to my heart. A great cry... And then, at night, in the room where she had taken me, she asked me many and many things about the Master. No more than that, for now. But I, who see Mary's face as well as hear her words, say that hope was born in my heart. Pray, brother. Hope. Oh! If it was true! I stay still because I feel that she wants me close as if to be defended from temptation. And to learn… What? What we already know. The infinite goodness of Jesus. I told you about that woman who came to Bethany… I see that she thinks, she thinks, she thinks… We need Jesus. Pray. She hopes. The Lord be with you".

 

Jesus folds the scroll and returns it. "Master…". "I will go. Are you able to tell Marta to meet me in Capernaum in fifteen days, at the latest?”. “I have a way, sir. And I?". “You stay here. I will also send Martha back here”. "Why?". “Because redemptions have a profound shame. And nothing is more shameful than the eye of a parent or sibling. I also tell you: "Pray, pray, pray". Lazarus weeps on Jesus' breast... Later, when he has recovered, he tells again of his agitation, of his discouragement... "I have been hoping for almost a year... that I despair... How long is the time of resurrection!" he exclaims. Jesus lets him talk, talk, talk... until Lazarus realizes that he is failing in his duties of hospitality and gets up to lead Jesus into the house.

 

To do this, they pass by a thick hedge of flowering jasmine, on whose stellar corollas golden bees buzz. “Ah! I forgot to tell you… The old patriarch that You sent me is back in Abraham's womb. Massimino found him sitting here, with his head leaning against this hedge, as if he had fallen asleep near the beehives which he tended as if they were houses full of golden children. That's what he called bees. He seemed to understand them and was understood by them. And over the patriarch asleep in the peace of good conscience, when Massimino found him, was a precious veil of little golden bodies. All the bees settled on their friend. The servants had to work hard to get them off him. He was so good that perhaps he tasted of honey…”.

 


---------------------------------

 

Maria Valtorta – Evangelo cap. 226 - 22 luglio 1945: Un buon segno da Maria di Magdala.

Morte del vecchio Ismaele

 


Gesù con la compagnia dello Zelote giunge al giardino di Lazzaro in un mattino bellissimo d’estate. Ancora non è terminata l’aurora e perciò tutto è fresco e ridente. Il servo-giardiniere, che accorre a ricevere il Maestro, indica allo stesso un lembo di veste bianca che scompare dietro una siepe, dicendo: "Lazzaro va alla pergola dei gelsomini con dei rotoli da leggere. Ora lo chiamo”. “No. Vado Io. Da solo”. E Gesù cammina svelto lungo un sentiero bordato da siepi in fiore. L’erbetta che è sul limite della siepe attutisce il rumore dei passi, e Gesù cerca di posare il piede proprio su quella per giungere all’improvviso davanti a Lazzaro.

 

Lo sorprende così che, ritto in piedi, con i rotoli appoggiati a un tavolo di marmo, prega a voce alta. “Non mi deludere, Signore. Questo filo di speranza che mi è nato in cuore fàllo Tu crescere. Dammi ciò che con lacrime ti ho chiesto dieci e cento mila volte. Ciò che ti ho chiesto con le azioni, col perdono, con tutto me stesso. Dammeno in cambio della mia vita. Dammeno in nome del tuo Gesù che mi ha promesso questa pace. Può mai Egli mentire? Devo pensare che la sua promessa fu solo di parole? Che il suo potere è inferiore all’abisso di peccato che è mia sorella? Dimmelo, Signore, che io mi rassegnerò per tuo amore…”. “Sì, te lo dico!”, dice Gesù. Lazzaro si volge di scatto e grida: “Oh! Mio Signore! Ma quando sei venuto?” e si china a baciare la veste di Gesù. “Da qualche minuto”. “Solo?”. “Con Simone Zelote. Ma qui, dove tu eri, sono venuto solo. So che mi devi dire una grande cosa. Dimmela dunque”.

 

“No. Prima rispondi alle domande che io faccio a Dio. A seconda della tua risposta, te la dirò”. “Dimmela, dimmela questa tua grande cosa. La puoi dire…” e Gesù sorride aprendo le braccia in atto d’invito. “Dio altissimo! Ma è vero? Tu allora sai che è vero?!” e Lazzaro va fra le braccia di Gesù a confidare la sua grande cosa. “Maria ha chiamato Marta a Magdala. E Marta è partita in affanno temendo qualche forte sventura… Ed io qui, con lo stesso timore, solo sono rimasto. Ma Marta, dal servo che l’ha accompagnata, mi ha mandato una lettera che mi ha empìto di speranza. Guarda, l’ho qui, sul cuore. La tengo lì perché mi è più preziosa di un tesoro. Sono poche parole ma le leggo ogni poco per essere certo che sono proprio state scritte. Guarda…” e Lazzaro leva dalla veste un piccolo rotolo legato da un nastrino violetto e lo spiega. “Vedi? Leggi, leggi. A voce alta. Letta da Te mi parrà più certa la cosa”. “Lazzaro, fratello mio. A te pace e benedizione. Sono giunta presto e bene. E il mio cuore non ha più palpitato di tema di nuove sciagure perché ho visto Maria, la nostra Maria sana e… te lo devo dire? E meno frenetica nell’aspetto di prima. Mi ha pianto sul cuore. Un grande pianto… E poi, a notte, nella stanza dove mi aveva condotta, mi ha chiesto tante e tante cose sul Maestro. Non di più che questo, per ora. Ma io, che vedo il volto di Maria oltre che sentirne le parole, dico che nel mio cuore è nata la speranza. Prega, fratello. Spera. Oh! Fosse vero! Io resto ancora perché sento che ella mi vuole vicina come per essere difesa dalla tentazione. E per imparare… Che? Ciò che noi già sappiamo. La bontà infinita di Gesù. Le ho detto di quella donna venuta a Betania… Vedo che pensa, pensa, pensa… Ci vorrebbe Gesù. Prega. Spera. Il Signore sia con te”.

 

Gesù ripiega il rotolo e lo rende. “Maestro…”. “Andrò. Hai modo di avvisare Marta che mi venga incontro a Cafarnao fra quindici giorni, al massimo?”. “Ne ho modo, Signore. E io?”. “Tu resti qui. Anche Marta la rimanderò qui”. “Perché?”. “Perché le redenzioni hanno un pudore profondo. E nulla fa più vergogna dell’occhio di un genitore o di un fratello. Io pure ti dico: “Prega, prega, prega”. Lazzaro piange sul petto di Gesù… Dopo, quando si è ripreso, racconta ancora della sua agitazione, dei suoi scoramenti… “È quasi un anno che spero… che dispero… Come è lungo il tempo della risurrezione!…” esclama. Gesù lo lascia parlare, parlare, parlare… finché Lazzaro si accorge di mancare ai suoi doveri di ospitalità e si alza per condurre Gesù in casa.

 

Per farlo, passano presso una folta siepe di gelsomini in fiore, sulle cui corolle stellari ronzano api d’oro. “Ah! Mi dimenticavo di dirti… Il vecchio patriarca che Tu mi hai mandato è tornato in grembo ad Abramo. Lo trovò Massimino seduto qui, con la testa appoggiata a questa siepe, come se si fosse addormentato presso gli alveari che egli curava come fossero delle case piene di bambini d’oro. Egli chiamava le api così. Pareva le comprendesse e ne fosse compreso. E sul patriarca addormentato nella pace della buona coscienza, quando Massimino lo trovò, era un velo prezioso di piccoli corpi d’oro. Tutte le api posate sul loro amico. I servi dovettero lavorare non poco per staccarle da lui. Era tanto buono che forse sapeva di miele…”. 

 


#MariaValtorta #mariavaltorta

#Gospel #Vangelo #Jesus


No comments:

Post a Comment

Flavia Santi - Poem n. 154 - I Pushed…

  Flavia Santi - Poem n. 154 - I Pushed…:   POEMS - HOME   I pushed your love… to the edge of a dream. I pushed the night… under ...