Friday, May 5, 2023

Maria Valtorta - Notebooks - July 19, 1943

 


Maria Valtorta

Notebooks - July 19, 1943: I speak where I want. I talk to whoever I want.

 

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I speak as I want. I know of no limitations. Jesus says: “The gift I have given you may never lead you to pride, leading you to believe in yourself what is not. You are nothing but a spokesperson and a channel in which the wave of my Voice flows, but as I take you I could take any other soul. Just picking it up would enable it to be channel and spokesman for the Voice of Christ, as my touch works the miracle. But you are nothing. Nothing more than a lover. My spokesmen are found either among the pure or among truly converted sinners. Look at the apostolic nucleus. To whom did I give the Power? To Peter. The man who had come to Me in the height of manhood after having had the experiences and passions of youth and mature age, the man who was still so much a man, after three years of contact with Me, as to be a renegade and violent.

 

To whom did I give the revelation and the Revelation? To John, to the flesh that he knew no woman, and that he was a priest even before he was. He was pure and in love. Whom did I allow to touch my most pure and divine limbs before and after the resurrection? To Mary of Magdala and not to Martha. Peter and Mary, the converts. John, the pure. He is always like this. But to Peter, in whom self-pride nestled - "Master, even if everyone betrays you, I will not betray you" - I didn’t give as much as I gave to John. And Peter, mature and head of the nucleus, had to ask John - one boy with respect to the other - to ask Me who the traitor was. And it was to John that I revealed the end times, not to Peter, the head of my Church.

 

I speak where I want. I talk to whoever I want. I speak as I want. I know of no limitations. The only limitation, which doesn’t limit Me, but hinders the coming of my Word, is pride and sin. This is why my Word, which should spread from the depths of Heaven over all Creation and teach the hearts of all those marked by my sign, finds so few channels in all categories. The world, Catholic, Christian, or of another faith, is driven by two engines: pride and sin. How can my Word enter this dry mechanism? She would be crushed and offended by it.

 

Be a John or a Mary and you will become the voice of the Voice. Eradicate sin and pride. Cultivate charity, humility, purity, faith, repentance. They are the plants under which the Master sits down to train his sheep. Being my spokesperson means entering into an austerity which no monastic rule imposes. My Presence imposes supernatural reserve, self-control, detachment from things, ardor of spirit, harshness of penance, generosity of pain, vivacity of faith, like nothing else in the world. It's a gift. But it is taken away if he to whom it is given comes out of the spirit and remembers that he is flesh and blood. It's a pain. But, if it is suffering that crushes flesh and blood, it has in itself and with it a vein of such sweetness compared to which the manna of the ancient Jews is bitter wormwood. It's a glory. But it is not the glory of this land”.

 


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Maria Valtorta

Quaderni - 19 luglio 1943: Parlo dove voglio. Parlo a chi voglio.

 

Parlo come voglio. Io non conosco limitazioni. Dice Gesù: “Il dono che ti ho dato non ti induca mai alla superbia portandoti a credere di te quello che non è. Tu non sei altro che un portavoce e un canale nel quale fluisce l’onda della mia Voce, ma come prendo te potrei prendere un’altra anima qualunque. Il solo prenderla la renderebbe capace di essere canale e portavoce della Voce del Cristo, poiché il mio tocco opera il miracolo. Ma tu non sei nulla. Nulla più di un’innamorata. I miei portavoce si trovano o tra i puri o tra i peccatori realmente convertiti. Guarda il nucleo apostolico. A chi detti il Potere? A Pietro. L’uomo che era venuto a Me nel culmine della virilità dopo aver avuto i trascorsi e le passioni della giovinezza e dell’età matura, l’uomo che era ancora tanto uomo, dopo tre anni di contatto mio, da essere rinnegatore e violento.

 

A chi detti la rivelazione e la Rivelazione? A Giovanni, alla carne che non conobbe donna, e che era sacerdote anche prima di esserlo. Era puro e innamorato. A chi permisi di toccarmi le membra purissime e divine avanti e dopo la risurrezione? A Maria di Magdala e non a Marta. Pietro e Maria, i convertiti. Giovanni, il puro. È sempre così. Però a Pietro, in cui si annidava la superbia di sé - “Maestro, ancorché tutti ti tradiscano, io non ti tradirò” - non ho dato quanto ho dato a Giovanni. E Pietro, maturo e capo del nucleo, dovette chiedere a Giovanni - un ragazzo rispetto all’altro - di chiedere a Me chi fosse il traditore. E fu a Giovanni che rivelai i tempi ultimi, non a Pietro, capo della mia Chiesa.

 

Parlo dove voglio. Parlo a chi voglio. Parlo come voglio. Io non conosco limitazioni. L’unica limitazione, che non limita Me, ma ostacola il venire della mia Parola, sono la superbia e il peccato. Ecco perché la mia Parola, che dovrebbe dilagare dalle profondità dei Cieli su tutto il Creato e ammaestrare i cuori di tutti i segnati del mio segno, trova, in tutte le categorie, così pochi canali. Il mondo, cattolico, cristiano, o d’altra fede, è mosso da due motori: superbia e peccato. Come può entrare la mia Parola in questo meccanismo arido? Ne verrebbe stritolata e offesa.

 

Siate dei Giovanni o delle Marie e diverrete voce della Voce. Estirpate il peccato e la superbia. Coltivate carità, umiltà, purezza, fede, pentimento. Sono le piante sotto le quali il Maestro si asside per ammaestrare le sue pecorelle. Esser portavoce mio vuol dire entrare in una austerità quale nessuna regola monastica impone. La mia Presenza impone riserbatezze soprannaturali, dominio di sé, distacco dalle cose, ardore di spirito, asprezza di penitenza, generosità di dolore, vivezza di fede, come nessun’altra cosa al mondo. È un dono. Ma viene tolto se colui a cui è dato esce dallo spirito e si ricorda d’esser carne e sangue. È una sofferenza. Ma, se è sofferenza che stritola la carne e il sangue, ha in sé e con sé una vena di tale dolcezza rispetto alla quale la manna degli antichi ebrei è amaro assenzio. È una gloria. Ma non è gloria di questa Terra”. 

 

 

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