Maria
Valtorta - 21 November 1943:
You
men, who regain your health after a fatal illness, think only, when you think
about it, of thanking me for your recovered physical health.
Jesus says: "You
men, who regain your health after a
deathly illness, only think, when you think about it, of thanking Me for your recovered physical health. Never reflect that I gave you that test to make you reflect that an end awaits you beyond
which there is a beginning, just as the sun setting in the evening marks, after
all, the beginning of the cycle through which a new dawn will come. But your dawn in the afterlife is not the
beginning of a day of a few hours. It is the beginning of an eternal day. The illness wants you to reflect on this, and to this end you
should turn your recovered health. To ensure that what doesn’t die is given a
day of peace. If you knew how to
reflect on this, how many prey hell would lose! But usually you make bad use of
the health that I grant you, and of
the years that I add to your existence for this purpose. In illness you become impatient, you become discouraged, you
often stop praying saying: "It’s useless for me to do it. God has done it anyway. To send it to
me, and why do I ask him to take it away from me?”.
Once healed, you don’t have a
thought for the One who made you healthy. With your inconsistency and
your disrespectful ingratitude, you blame God
for sending you illnesses, but you don't give Him credit for taking them away from you. If you think that He gives evil, why don't you think that
He must be able to give good? In
fact, it's the opposite, children. Evil, whatever it may be, originates from
you in 99 parts and good has a single source: God. God who inspires
and enlightens those who treat you, God who lengthens your days to give the medicines time to act and increases
the resistances to give the body the possibility to react, God who with instant will can make you rise healed, against all hope and
beyond all other help, for his inscrutable reason.
But before rejoicing for the joy of being healed, you should rejoice
for the possibility that God gives
you to repair the mistakes that
preceded the illness and work to deserve the life that doesn’t die. I work to free your soul from perdition, and with My love I erase your sins, always hoping in you. You... what are you doing? Give love for the love
you receive and become “alive”.
Being "alive" doesn’t mean being of this world, it means being in the Lord. It means possessing Grace and having the right to Heaven. He who breathes, eats and
sleeps with a dead soul is not alive: he is an already putrefying body ready to
fall, like a rotting fig on a branch, into the pit whose bottom is hell.
Alive is he who, even if
dying in the flesh, possesses "Life",
and indeed as vitality ceases here, "true
Life" approaches and grows in him. Alive is he who, as he expires,
already arpeggiating the eternal praises that he will sing to the Lord and, while darkness descends on
his pupils, he sees more and more clearly, with the eyes of the spirit, the face of the Father. Alive is he who, healed from human illness, feels he is the
redemption of his Lord and dedicates
every movement of him to Him. Alive
is he who knows the Truth and above
all human joys and human riches wants this Joy and this Wealth: the Truth. And all his days he
dedicates himself to possessing it, because the knowledge of it has put in him
the holy thirst to conquer it".
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Maria Valtorta - 21 novembre 1943:
Voi uomini, che riconquistate la salute
dopo malattia di morte, non pensate, quando ci pensate, che a ringraziarmi per
la ricuperata sanità fisica.
Dice Gesù: "Voi
uomini, che riconquistate la salute
dopo malattia di morte, non pensate, quando ci pensate, che a ringraziarmi per la ricuperata sanità
fisica. Non riflettete mai che quella
prova Io ve l’ho data per farvi riflettere che una fine vi attende
oltre la quale vi è un inizio, così come il sole calando a sera segna, in
fondo, che ha inizio il ciclo per cui verrà una nuova aurora. Ma la vostra aurora nell’aldilà non è inizio a giorno
di poche ore. È inizio a un giorno
eterno. Su questo vuole farvi riflettere
la malattia e a questo fine
dovreste rivolgere la ricuperata salute.
A provvedere a dare a ciò che non muore un giorno di pace. Se sapeste riflettere a questo, quante prede
perderebbe l’inferno! Ma di solito fate mal
uso della salute che vi concedo, e degli anni che aggiungo alla vostra
esistenza per questo scopo. Nella malattia vi impazientite, vi sconfortate, cessate molte volte di pregare
dicendo: “È inutile che lo faccia. Tanto è stato Dio a mandarmela, e a che pro
gli chiedo di togliermela?”.
Guariti, non avete un pensiero per Colui che vi ha reso la
sanità. Con la vostra incongruenza e con la vostra ingratitudine
irrispettosa, fate a Dio colpa di
mandarvi le malattie, ma non gli fate merito
di levarvele. Se pensate che Egli dà il male, perché non pensate che
deve potere dare il bene? È anzi il contrario, figli. Il male, quale che sia,
ha per 99 parti origine da voi stessi
e il bene ha un’unica fonte: Dio. Dio che ispira e illumina chi vi
cura, Dio che vi allunga le giornate per dare tempo ai medicamenti di agire e aumenta le
resistenze per dare al corpo la possibilità di reagire, Dio che con volontà
istantanea vi può far sorgere
risanati, contro ogni speranza e fuori da ogni altro aiuto, per un suo imperscrutabile motivo.
Ma prima di giubilare per la gioia d’esser guariti, dovreste giubilare per la possibilità che Dio vi concede di riparare agli errori antecedenti alla malattia e lavorare per
meritare la vita che non muore. Io
opero per liberare l’anima vostra
dalla perdizione, e col Mio amore cancello i vostri peccati sempre sperando in voi. Voi... che fate voi?
Rendete amore per l’amore che ricevete e divenite “vivi”. Esser “vivi” non vuol dire esser di questo mondo, vuol dire essere nel Signore. Vuol dire possedere
la Grazia e avere diritto al Cielo. Vivo non è chi respira, mangia e
dorme con l’anima morta: costui è spoglia già putrefacente prossima a cadere,
come fico infracidito sul ramo, nella fossa il cui fondo è l’inferno.
Vivo è chi, anche se agonizzante
nella carne, possiede la “Vita”, e
anzi a misura che cessa di qua la vitalità si approssima e cresce in lui la “Vita vera”. Vivo è colui che, mentre
spira, già arpeggia le lodi che canterà
eterne al Signore e, mentre le tenebre scendono sulle sue pupille, vede
sempre più nitido, con gli occhi dello
spirito, il volto del Padre.
Vivo è colui che, risanato da malattia umana, si sente riscatto del suo Signore e a Lui dedica ogni suo moto. Vivo è chi conosce la Verità e sopra tutte le gioie umane e
le umane ricchezze vuole questa Gioia
e questa Ricchezza: la Verità. E per tutti i suoi giorni si
dedica a possederla, perché la conoscenza
di essa ha messo in lui la sete
santa di conquistarla".
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