Thursday, May 30, 2024

Maria Valtorta – Notebooks - 6 March 1944

 


Maria Valtorta – Notebooks - 6 March 1944 –

 

Saint John: I want you to hear the harmony of the celestial spheres, the harmony of light, since Paradise is Light.

 

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John says: “It is I. Don't be afraid of me too. I am charity. I have absorbed it so much and preached it so much, and for this reason I am so fused in It, that I am charity that speaks. Little sister, we can say it: “Our hands have touched the Word of life because Life has manifested Itself and we have seen it and we attest to it”. We can say it, we who repeat the words that our love Jesus Christ tells us in the goodness of Him that surpasses all goodness, and leads us along flowery paths of which every flower is a truth and a celestial bliss.

 

We can say it, we are saturated like a fruitful hive with the sweetness that flows from the divine lips, from those most holy lips that after having broken the bread of doctrine to the crowds of Galilee, of all Palestine, were able to consecrate the Bread to become divine Flesh and break Himself for nourishment of the spirit of man. Those very innocent lips that you saw bleed and contract and stiffen in the Passion and Death suffered for us. We can say it: “This is the message that we have received from Him and that we announce to you: God is Light and in Him there is no darkness”. His Light is in us, because His Word is Light.

 

We live in the Light and hear Its celestial harmony. Come, little sister. I want you to hear the harmony of the celestial spheres, the harmony of light, since Paradise is Light. It overflows and spreads from the Triune Splendor and invades all of Paradise with Itself. We live in and of the Light. It is our joy, our food, our voice. Sing Paradise with words of light. It's the light. The sparkle of light is what makes these solemn, powerful, sweet chords, in which there are trills of children, sighs of virgins, kisses of lovers, hosannas of adults, glory of seraphim. They are not songs like those of the poor Earth, in which even the most spiritual things must take on human forms.

 


Here there is harmony of radiances that produce sound. It is an arpeggio of luminous notes that rises and falls with varying brightness, and is eternal and always new, because nothing is burdened by oldness in this eternal Present. Listen to this indescribable concert and be happy. Unite your heartbeat of love. It is the only thing you can join without desecrating Heaven. You are still human, sister, and humanity doesn’t enter here. But love comes in. It precedes you. Your spirit precedes. Sing with it. Any other song would be the screeching of an insect in the great celestial choir. Love is already a harmonious sigh in the sweet song. The peace of Jesus, our love, be with you”.

 

Father, I cannot describe the singing brightness that I see and hear. I am intoxicated by this beauty, this sweetness. If an immense, boundless rose, made of a light compared to which that of all the stars and planets is the spark of a hearth, moved its petals with a wind of love and gave sound, here is something that could resemble what I see and hear, and which is Paradise immersed in the golden light of the Holy Trinity with its inhabitants of diamond light. Enough. Enough. I am silent, since the human word is blasphemy, when it tries to describe the eternal Beauty of God and of His Kingdom.

 


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Maria Valtorta – Quaderni - 6 marzo 1944 –

 

San Giovanni: ti voglio far udire l’armonia delle celesti sfere, l’armonia della luce, poiché il Paradiso è Luce.

 

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Dice Giovanni: “Sono io. Anche di me non temere. Io sono carità. Tanto l’ho assorbita e tanto predicata, e tanto per ciò sono in Essa fuso, che sono carità che parla. Piccola sorella, noi lo possiamo dire: “Le nostre mani hanno toccato il Verbo di vita perché la Vita s’è manifestata e noi l’abbiamo veduta e l’attestiamo”. Noi lo possiamo dire, noi che ripetiamo le parole che il nostro amore Gesù Cristo ci dice nella Sua bontà che ogni bontà supera, e ci conduce in sentieri fioriti di cui ogni fiore è una verità e una beatitudine celeste.

 

Noi lo possiamo dire, noi saturi come alveare fecondo della dolcezza che fluisce dalle labbra divine, da quelle labbra santissime che dopo aver spezzato il pane della dottrina alle turbe di Galilea, della Palestina tutta, hanno saputo consacrare il Pane per divenire Carne divina e spezzare Se stesso per nutrimento dello spirito dell’uomo. Quelle labbra innocentissime che tu hai visto sanguinare e contrarsi e irrigidirsi nella Passione e nella Morte subite per noi. Noi lo possiamo dire: “Questo è il messaggio che noi abbiamo ricevuto da Lui e che vi annunziamo: Dio è Luce e in Lui non ci sono tenebre”. La sua Luce è in noi, perché la Sua Parola è Luce.

 

Viviamo nella Luce e ne udiamo la celeste armonia. Vieni, piccola sorella. Ti voglio far udire l’armonia delle celesti sfere, l’armonia della luce, poiché il Paradiso è Luce. Essa trabocca e si spande dal Trino Splendore e invade di tutto il Paradiso. Noi viviamo nella e della Luce. Essa è il nostro gaudio, il nostro cibo, la nostra voce. Canta il Paradiso con parole di luce. È la luce. Lo sfavillio della luce quello che fa questi accordi solenni, potenti, soavi, in cui sono trilli di bambini, sospiri di vergini, baci di amanti, osanna di adulti, gloria di serafini. Non son canti come quelli della povera Terra, in cui anche le cose più spirituali devono rivestirsi di forme umane.

 


 Qui è armonia di fulgori che producono suono. È un arpeggio di note luminose che sale e scende con variar di fulgori, ed è eterno e sempre nuovo, perché nulla si appesantisce di vecchiezza in questo eterno Presente. Ascolta questo indescrivibile concento e sta felice. Unisci il tuo palpito d’amore. È l’unica cosa che puoi unirvi senza profanare il Cielo. Sei ancora umana, sorella, e qui l’umanità non entra. Ma l’amore entra. Esso ti precede. Precede lo spirito tuo. Canta con esso. Ogni altro canto sarebbe stridere di insetto nel grande coro celeste. L’amore è già sospiro armonico nel dolce canto. La pace di Gesù, nostro amore, sia con te”.

 

Padre, non posso descrivere la luminosità cantante che vedo e odo. Sono ebbra di questa bellezza, di questa dolcezza. Se un’immensa, sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. con i suoi abitanti di luce diamantina. Basta. Basta. Taccio, poiché la parola umana è bestemmia, quando tenta di descrivere l’eterna Bellezza di Dio e del suo Regno.

 

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