Thursday, October 31, 2024

Maria Valtorta – Notebooks - March 5, 1944

 


Maria Valtorta – Notebooks - March 5, 1944:

 

My MARTYRS have been keen to fulfill their mission and the ministry received from Me, to sanctify the world and bear witness to the Gospel.

 

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Jesus says: “O you Christians of the twentieth century, who listen to the stories of MY MARTYRS as if they were fairy tales, and say to yourselves: “It can’t be true! How can it be? After all, they too were men and women! This is legend”. Know that this is NOT legend. But it’s History. And if you believe in the civic virtues of the ancient Athenians, Spartans, Romans; and feel your spirit exalted by the heroism and greatness of the civil heroes… why don’t you want to believe in these supernatural virtues, and don’t feel your spirit exalted and spurred to select imitation by the story of the greatness and heroism of My heroes? After all, you say to yourselves… they were men and women.

 

Of course. They were men and women. You speak a great truth… and you give yourselves a great condemnation. They were men and women, and you are brutes. Degraded from the likeness to God, from the sonship of God, to the level of animals guided only by instinct and related to Satan. They were men and women. They had returned to being “men and women” through Grace, just as they were the First and the First in the Earthly Paradise. MY MARTYRS have persisted to carry out their mission and the ministry received from Me, to sanctify the world and bear witness to the Gospel. They were concerned with nothing else. They, through the Grace living in them, and protected by them with a care that they didn’t give to the pupil of their eye, and to the life that they threw away with cheerful promptness, knowing that they were throwing away a corruptible spoil, to acquire an incorruptible one of infinite value, had returned to being “men and women”, no longer brutes.

 


And as men and women, children of the heavenly Father, they lived and acted. As Paul says, they “coveted no gold, nor silver, nor clothing from anyone” …but rather they let themselves be stripped and voluntarily stripped themselves of all riches, even life “to follow Meon Earth and in Heaven. “With their own hands” as the apostle always says “…they provided for their own needs and those of others” they gave Life to themselves, and brought others to Life. “By working they have helped the sick” of that terrible infirmity, which is living outside the true Faith; and they have spent all of themselves for this purpose by giving affection, blood, life, toil, everything, remembering My words that I said to you three days ago: “To give is to receive”, “To give is better than to receive”, those words that today, when I made you open the Book to chapter 20 of the Acts and to the 35th verse, you read with a start, because you remembered having heard them recently, and you ran to look for them.

 

And when you found them… you cried; because you had confirmation that it’s I who speaks. Yes, it’s Me. Don’t be afraid. You don’t even realize what truths you become a channel of. Like the little bird on the branch, that happily sings that song, that for millennia God has placed in its little throat, and doesn’t know why those given notes come out and not others, and doesn’t know to say with them his name and the name of his Creator, so you repeat that Word that speaks in you… and you don’t even know how profound it is in its enunciations. But stay like this: ...little girl. I love children so much. You have seen it. You have never seen Me laugh, except with them. They were for Me my joy as a Man. The Mother and the Disciple, my joy as a Man-God and as a Master. The Father, my joy as God.

 

But children are My joyful relief, on the Earth so bitter. Stay like this: …little girl. Your Savior, slapped by so many men, needs to refresh His cheeks, on the cheeks of children. He needs to rest His forehead, on heads that are loving and without malice. Come, little John, to your Jesus. And always remain a child to Me. The Kingdom of Heaven, belongs to those who know how to have the soul of a child, and welcome the Truth with the trusting readiness of a child. It’s Me, do not fear. I who speak to you and bless you. Go in peace, little John. Tomorrow I will send you John”.


 

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Maria Valtorta – Quaderni - 5 marzo 1944:

 

I miei MARTIRI hanno tenuto a compiere la loro missione e il ministero ricevuto da Me, di santificare il mondo e rendere testimonianza al Vangelo.

 

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 Dice Gesù: “O voi cristiani del ventesimo secolo, che ascoltate come racconti fiabeschi le storie dei MIEI MARTIRI e vi dite: “Non può esser vero! Come lo può essere? Infine, erano anche essi uomini e donne! Ciò è leggenda”. Sappiate che ciò non è leggenda. Ma è Storia. E se voi credete alle virtù civiche degli antichi ateniesi, spartani, romani, e vi sentite esaltare lo spirito per gli eroismi e le grandezze degli eroi civili, perché non volete credere a queste virtù soprannaturali e non vi sentite esaltare lo spirito e spronarlo a eletta imitazione al racconto delle grandezze e degli eroismi dei Miei eroi? Infine, vi dite, erano uomini e donne.

 

Sicuro. Erano uomini e donne. Voi dite una grande verità… e vi date una grande condanna. Erano uomini e donne, e voi siete dei bruti. Dei degradati dalla somiglianza con Dio, dalla figliolanza di Dio, al livello di animali solo guidati dall’istinto ed imparentati con Satana. Erano uomini e donne. Erano tornati “uomini e donne” per mezzo della Grazia, così come erano il Primo e la Prima nel Terreste Paradiso. I MIEI MARTIRI hanno tenuto a compiere la loro missione e il ministero ricevuto da Me, di santificare il mondo e rendere testimonianza al Vangelo. Di nessun’altra cosa si sono preoccupati. Essi, per la Grazia vivente in loro e da loro tutelata con una cura quale non davano per la pupilla dei loro occhi e per la vita che gettavano con ilare prontezza, sapendo di gettare corruttibile spoglia per acquistarne una incorruttibile di infinito valore, erano tornati “uomini e donne”, non più bruti.

 

E da uomini e donne, figli del Padre celeste, vivevano e agivano. Come dice Paolo, essi “non hanno bramato né oro, né argento, né vesti da alcuno”, ma anzi si sono fatti spogliare e si sono volontariamente spogliati di ogni ricchezza, fin della vita, “per seguire Me” sulla Terra e nel Cielo. “Con le loro mani” sempre come dice l’apostolo, “…han provveduto al bisogno loro e di altri”, hanno dato la Vita a sé, ed hanno portato altri alla Vita. “Lavorando hanno soccorso gli infermi” di quella tremenda infermità che è il vivere fuori della vera Fede, e hanno tutto se stessi prodigato a questo scopo dando affetti, sangue, vita, fatiche, ogni cosa, ricordando le parole Mie che ti ho detto tre giorni or sono: “Dare è ricevere”, “Dare è meglio che ricevere”, quelle parole che oggi, quando ti ho fatto aprire il Libro al capo 20 degli Atti e al versetto 35°, tu hai letto con un sussulto, perché hai ricordato di averle udite da poco, e sei corsa a cercarle.

 


E trovatele hai pianto, perché hai avuto una conferma che sono Io che parlo. Sì, sono Io. Non temere. Tu neppure te ne accorgi di quali verità divieni canale. Come l’uccellino sul ramo che canta felice quel canto, che da millenni Dio ha messo nella sua piccola gola, e non sa perché escono quelle date note e non altre, e non sa di dire con quelle il suo nome e il nome del suo Creatore, così tu ripeti quella Parola che parla in te e non sai neppure quanto essa è profonda nelle sue enunciazioni. Ma resta così: …bambina. Amo tanto i bambini. Lo hai visto. Non m’hai visto ridere altro che con essi. Essi erano per Me la mia gioia d’Uomo. La Madre e il Discepolo, la mia gioia d’Uomo-Dio e di Maestro. Il Padre, la mia gioia di Dio.

 

Ma i bambini il Mio sollievo giocondo, sulla Terra tanto amara. Resta così: …bambina. Il tuo Salvatore, schiaffeggiato da tanti uomini, ha bisogno di rinfrescare le sue gote, sulle gote dei bambini. Ha bisogno di appoggiare la Sua fronte, su dei capi che sono amorosi e senza malizia. Vieni, piccolo Giovanni, dal tuo Gesù. E restami sempre bambina. Il regno dei Cieli è di chi sa avere un’anima di fanciullo, ed accogliere la Verità con la fiduciosa prontezza di un fanciullo. Sono Io, non temere. Io che ti parlo e ti benedico. Va’ in pace, piccolo Giovanni. Domani ti manderò Giovanni”.

 

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Wednesday, October 30, 2024

Flavia Santi - Poem n. 152 - Wild Walk

 


Flavia Santi - Poem n. 152 - Wild Walk:

 

POEMS - HOME

 

Rekindle the wisdom… of the solitary.

Buy vainglory… in the temple of the fool.

Stay clinging… to the dreaming moon.

I answer sleep… with a sweet song.

The wild walk of dawn… suspends time.

 

Flavia Santi - Poesia n. 152 - Cammino Selvaggio:

 

Ravviva la sapienza… del solitario.

Compra la vanagloria… nel tempio dello stolto.

Rimani avvinghiata… alla luna sognatrice.

Rispondo al sonno… con un canto soave.

Il cammino selvaggio dell'aurora… sospende il tempo.

 

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Monday, October 28, 2024

APHORISM n. 152

 


APHORISM  n. 152 – Good people accumulate love. The treacherous accumulate pain.

 

AFORISMA n. 152 – I buoni accumulano amore. I perfidi accumulano dolore.

 

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Saturday, October 26, 2024

Dony Ertax - The Return - Il Ritorno

 


Dony Ertax

 

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Psychedelic Art - Arte Psichedelica

 

 

39 - The Return - Il Ritorno

 

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Friday, October 25, 2024

Flavia Santi - Poem n. 151 – Lights Up

 


Flavia Santi - Poem n. 151 – Lights Up:

 

POEMS - HOME

 

The sun… lights up the reflected soul.

A song… lights up the strong wind.

A world… lights up a foreign chain.

The naive… lights up an adverse lighthouse.

A dream… lights up a repressed need.

 

Flavia Santi - Poesia n. 151 - Accende:

 

Il sole… accende l'anima riflessa.

Un canto… accende il vento gagliardo.

Un mondo… accende una catena estranea.

L'ingenuo… accende un faro avverso.

Un sogno… accende un bisogno represso.

 

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APHORISM n. 151

 


APHORISM  n. 151 – The good word is like honey. The bad word is like gall.

 

AFORISMA n. 151 – La parola buona è come il miele. La parola cattiva è come il fiele.

 

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Tuesday, October 22, 2024

Maria Valtorta – Notebooks - March 3, 1944

 


Maria Valtorta – Notebooks - March 3, 1944:

 

When one is led by Me to see and know, every other description is cold and leaves one insatiable and disgusted.

 

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Jesus says: “Write this only. A few days ago, you said that you die with the unfulfilled desire to see the Holy Places. You see them… and as they were, when I sanctified them with My presence. Now, after twenty centuries of profanations coming from hate or love, they are no longer as they were. Therefore think that you see them… and whoever goes to Palestine, doesn’t see them. And don’t regret it.

 


Second thing: …you complain that even those books that speak of Me, seem to you to have lost their flavor, while before you loved them so much. This too, comes from your current condition. How do you want human works to seem more perfect to you, when you know the truth of the facts through My work? This is what happens with translations, even good ones. They always mutilate the vigor of the original sentence. Human descriptions, whether of places or of facts and feelings, are “translations” and therefore always incomplete, inaccurate, if not in words and facts, in feelings.

 

Especially now, that rationalism has become so sterile. Therefore, when one is led by Me to see and know, every other description is cold and leaves one insatiable and disgusted. Third: it’s Friday. I want you to relive “Mysuffering. I want this from you, today. May you relive it in your thoughts and in your flesh. Enough. Suffer with peace and with love. I bless you”.

 


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Maria Valtorta – Quaderni - 3 marzo 1944:

 

Quando uno è portato da Me a vedere e a conoscere, ogni altra descrizione è fredda e lascia insaziati e disgustati.

 

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 Dice Gesù: ”Scrivi questo solo. Giorni or sono, dicesti che muori col desiderio inappagato di vedere i Luoghi Santi. Tu li vedi… e come erano quando Io li santificavo con la Mia presenza. Ora, dopo venti secoli di profanazioni venute da odio o da amore, non sono più come erano. Perciò pensa che tu li vedi… e chi va in Palestina, non li vede. E non te ne rammaricare.

 


Seconda cosa: …ti lamenti che anche quei libri che parlano di Me, ti sembrano senza più sapore, mentre prima li amavi tanto. Anche questo, ti viene dalla tua attuale condizione. Come vuoi che ti paiano più perfetti i lavori umani, quando tu conosci la verità dei fatti per opera Mia? È quello che avviene delle traduzioni anche buone. Mutilano sempre il vigore della frase originale. Le descrizioni umane, sia dei luoghi come dei fatti e dei sentimenti, sono “traduzioni” e perciò sempre incomplete, inesatte, se non nelle parole e nei fatti, nei sentimenti.

 

Specie ora che il razionalismo ha tanto sterilito. Perciò, quando uno è portato da Me a vedere e a conoscere, ogni altra descrizione è fredda e lascia insaziati e disgustati. Terzo: è venerdì. Voglio tu riviva il “Miosoffrire. Voglio questo da te, oggi. Che tu lo riviva nel pensiero e nella carne. Basta. Soffri con pace e con amore. Ti benedico”.

 

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Thursday, October 17, 2024

APHORISM n. 150

 


APHORISM  n. 150 - Whoever is hungry for truth, will be satiated. Whoever is hungry for power, will be starving.

 

AFORISMA n. 150 – Chi ha fame di verità, sarà saziato. Chi ha fame di potere, sarà affamato.

 

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Tuesday, October 15, 2024

Flavia Santi - Poem n. 150 - The Valley of Tears

 


Flavia Santi - Poem n. 150 - The Valley of Tears:

 

POEMS - HOME

 

Hills… full of certainties.

Bright flowers and clear valleys.

In the hands of fate… your warmth lies dozing.

I sway happily… in the swing of dreams.

Wings… full of colors and scents of incense.

I fly over the valley of tears… with candor and amazement.

 

Flavia Santi - Poesia n. 150 - La Vallata delle Lacrime:

 

Colline… colme di certezze.

Fiori lucenti e valli limpide.

In mano al fato… giace appisolato il tuo calore.

Ondeggio felice… nell’altalena del sogno.

Ali… colme di colori e profumi d’incenso.

Sorvolo la vallata delle lacrime… con candore e stupore.

 

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Friday, October 11, 2024

Maria Valtorta – Notebooks - February 19, 1944

 


Maria Valtorta – Notebooks - February 19, 1944:

Deposition of the body of Jesus, and delivery of the veil of Veronica to the Blessed Virgin Mary.

 

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Joseph turns off one of the torches, which he had lit to see better in the tomb, where it is already very dark… and he goes to the door, to the opening, keeping a single torch lit, with which he lights while together with Nicodemus he slides the heavy stone of the tomb into its place.

Mary, supported by John, sobs more loudly.

Now Jesus is alone in his tomb, in the middle of the silent and already somewhat dark garden. The group gathers together. And after a short distance, they reach the house from which only yesterday evening, the apostles had left with Jesus alive and beautiful. Mary, John and the women enter.

I remember now that I have always forgotten to say, that one of the women of the pious group… was the lady of the house. Joseph and Nicodemus withdraw.

Mary enters the room where twenty-four hours earlier she was with Jesus. And she cries. The women comfort her and John too. But there is nothing that comforts her.

 

She has in her hands, His veil stained with blood, and with That Blood, and she kisses it. In front of her, on a table, is the crown of thorns and the nails, and a few other objects belonging to the Passion, including the cotton balls with which his limbs were rubbed in the tomb, and the sheet on which He was carried to the tomb.

It’s all that remains of her Son. The women leave her alone, and so does John, because she asks for it. Mary, on her knees, cries and prays… with her head resting against those few objects. Every now and then the torture of pain, of memory, of solitude, must become more acute, because she calls her Jesus and speaks to Him as if He were present. She recalls the times gone by when He was her Child, her comfort, her company. It’s all of Jesus' family life, which flows between the fragments recalled by the Mother. She knows well that He will rise again, she believes it because He said so, and she understood it.

But in the meantime… He is dead, He is not here.

 

She is alone with her memory of torment.

 

“If they had left her in the tomb with Him, she would have felt less desolate. She would have waited to see Him rise again, watching over Him as when He was a child. This sleep of death was heavier, and the bed different. But for her it would have been, like repeating a gesture done many times near the cradle, and she would have lulled Him, not with the sweet lullaby of then… but with her prayers, so that the Sacrifice would be fruitful for all men, and with her words of love and with her forgiveness for the killers. If they had left her! She would have sat there, close to Him, and it would have seemed to her to see Him still in swaddling clothes, as then”.

 

And the torment, after a pause of remembrance veiled by a smile, returns stronger “Because she remembers in what swaddling clothes her Son is wrapped, because she remembers what wounds they are, they are a veil”.

 

And she goes back to recalling… “When He was little and fell, when He began to work and hurt himself, that she trembled at the sight of His blood, His little bruises, His slight lacerations, and she healed them with her kiss and didn’t calm down until she understood… that the little pain had passed. And now, and now… Now they have wounded Him like this, beaten Him like this, pierced Him, crushed Him, stung Him, flayed Him like this. And no one had pity, and no one healed Him, and no one was near Him to caress Him where others hit Him! Oh! If only She had been there… She at least always close by! She who, even before knowing it from John, had already known of the capture, of the first beatings, of the stones, of the bumps, of the spitting, of the slaps, of the ropes, She who, despite the merciful veil thrown by John… on the truth of the torments; knew, she knew what was happening in the Praetorium.

 

Didn’t her heart have been scratched, pricked, beaten by the scourges, the thorns, the kicks, the fists of the cruel ones who had scourged, crowned, struck her Jesus? But yes, she had! And if the heart of her Creature had broken because of the suffering endured by the flesh, her flesh was broken by the suffering endured by her maternal heart”.

The Mother shared everything: … the thirst, the fever, the scourges, the thorns. And the accusations and the insults, and the blasphemies. And then, and then… On Calvary… not being able to help Him, not being able to give him a drop of water; She who had given Him so much milk. Not being able to support Him in his final hours, She who had supported Him in His first days, not being able to hold His head so that He would not hit against that wood, but would find the heart of His Mother as a pillow, to breathe upon it less atrociously”.

 

It’s a spiritual agony, no less painful than the physical one of Christ.

 

I am broken. How will she live even a few hours, without Him? Mary asks herself, the things that have touched her Jesus, that are bathed in His blood and His sweat of death, she asks God… “How could He allow so much torture, leaving Him alone, alone, alone on His cross? He, the Father so holy and good, how could He resist the cry of that dying heart; even the pain of no longer feeling helped by the Father?”.

 

The memory of the heart, brings her back to the wound in the side, she searches for the sign on her veil.

 

“Here is the imprint of her fingers, penetrated by the linen in the terrible gash. Here they are She has touched without wanting the heart of her creature, the heart of her God. But that heart was dead… dead… dead…”.

 


Mary cries out that word, in a paroxysm of pain, and calls God.

Father… Father have mercy, I love you. We have loved you, and you have loved us so much. How did you allow the heart of our Son, to be wounded?”

 

But she remembers that by now He was dead, and therefore He didn’t suffer from that wound; and then she blesses the goodness of God, who spared it to His Jesus.

 

“This… this at least you did not feel… My son. I alone felt it, in my… when I saw your heart open. Now your spear is in mine… and it searches and tears. But it’s better this way, you don’t feel it. But Jesus, have mercy, a sign of you, a caress, a word for your mother with a broken heart. A sign… a sign, Jesus… if you want to find me alive when you return…”.

 

A knock at the door of the house… fills the silence of the house, where only Mary's pain cries out. And another, softer knock, at the door of the room. John enters, speaks to Mary in a low voice… she nods.

He composes himself… he turns toward the door.

Veronica enters with her maid; she kneels in front of Mary who is now seated. In the doorway, the faithful women crowd. John is standing behind Mary's seat, and holds a hand on her shoulder, passing his left arm behind her back, as if to support her. Veronica from the casket that the maid, also kneeling, holds in her hands… takes out the Linen and unfolds it. The living face of Christ is on the canvas. A painful face, but still alive in its expression, in its open eyes, in its mouth slightly smiling with pain.

 

Mary stretches out her arms with a cry… which is echoed by those of the women. Veronica gives the Mother the Shroud. It’s right that is of the Mother… and delicately she withdraws with her maid. The sign has come… a nothing in the sea of ​​pain that submerges her; but just enough… to keep her from dying.

Contemplation leaves me like this… with Mary’s face resting on Christ’s face, imprinted in the Shroud.

 


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Maria Valtorta – Quaderni - 19 febbraio 1944:

Deposizione del corpo di Gesù, e consegna del velo della Veronica a Maria Santissima.  

 

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Giuseppe spegne una delle torce, che aveva acceso per vedere meglio nel sepolcro, dove già è molto scuro… e si avvia alla porta, all’apertura, tenendo accesa una sola torcia, con la quale si fa lume mentre insieme a Nicodemo fa scorrere la pesante pietra del sepolcro al suo posto.

Maria, sorretta da Giovanni, singhiozza più forte.

Ora Gesù è solo nel suo sepolcro, in mezzo all’ortaglia silenziosa e già un poco scura. Il gruppo si riunisce. E per poca via giunge alla casa da cui solo ieri sera, erano partiti gli apostoli con Gesù vivo e bello. Entrano Maria, Giovanni e le donne.

Mi ricordo ora di aver sempre dimenticato di dire, che una delle donne del gruppo pietoso… era la padrona di casa. Giuseppe e Nicodemo si ritirano.

Maria entra nella stanza dove ventiquattr’ore prima, era con Gesù. E piange. Le donne la confortano e Giovanni anche. Ma non c’è nulla che la conforti.

 

Ha nelle mani il suo velo bruttato di sangue, e di Quel Sangue, e lo bacia. Ha di fronte, su un tavolo, la corona di spine ed i chiodi, e pochi altri oggetti appartenuti alla Passione, fra cui i batuffoli con cui furono strofinate le membra nel sepolcro, e il lenzuolo su cui fu portato al sepolcro.

È tutto quanto le resta del Figlio. Le donne la lasciano sola, e così Giovanni, poiché Ella lo chiede. Maria, in ginocchio, piange e prega… col capo appoggiato contro quei pochi oggetti. Ogni tanto la tortura del dolore, del ricordo, della solitudine, deve farsi più acuta, perché Ella chiama il suo Gesù e gli parla come fosse presente. Rievoca i tempi passati quando Egli era il suo Bambino, il suo conforto, la sua compagnia. È tutta la vita familiare di Gesù, che scorre fra i frammenti rievocati dalla Madre. Ella lo sa bene che risorgerà, lo crede poiché Egli l’ha detto, ed Ella lo ha compreso.

Ma intanto Egli è morto, Egli non c’è.

 

Ella è sola col suo ricordo di strazio.

 

“L’avessero lasciata nel sepolcro con Lui, si sarebbe sentita meno desolata. Avrebbe atteso di vederlo risorgere, vegliandolo come quando era bambino. Più pesante questo sonno di morte, e diverso il letto. Ma per Lei sarebbe stato ripetere un gesto fatto tante volte presso la cuna, e l’avrebbe ninnato, non con la dolce ninna-nanna di allora… ma colle sue preghiere, perché il Sacrificio fosse fruttuoso a tutti gli uomini, e con le sue parole d’amore e col suo perdono per gli uccisori. L’avessero lasciata! Si sarebbe seduta là, vicina a Lui, e le sarebbe sembrato di vederlo ancora nelle fasce, come allora”.

 


E lo strazio, dopo una pausa di ricordo velata di sorriso, ritorna più forte “Perché si ricorda in che fasce è stretto il Figlio suo, perché si ricorda di che ferite esse, son velo”.

 

E torna a rievocare… “Quando era piccino e cadeva, quando cominciò a lavorare e si feriva, che Lei tremava nel vedere il suo sangue, le sue piccole lividure, le sue lievi lacerazioni, e le medicava col suo bacio e non si quietava che quando capiva… che il piccolo dolore era passato. Ed ora, ed ora… Ora lo hanno ferito così, percosso così, trafitto, pestato, punto, scorticato così. E nessuno ha avuto pietà, e nessuno l’ha medicato, e nessuno gli era vicino a carezzare là dove altri colpiva! Oh! Se ci fosse stata Lei… Lei almeno sempre vicina! Lei che, anche prima di saperlo da Giovanni, aveva già saputo della cattura, delle prime percosse, delle sassate, degli urti, degli sputi, dei ceffoni, delle funi, Lei che, nonostante il pietoso velo gettato da Giovanni… sulla verità dei tormenti; sapeva, sapeva cosa succedeva al Pretorio.

 

 Non aveva il cuore rigato, punto, percosso dai flagelli, dalle spine, dai calci, dai pugni dei crudeli che avevano flagellato, coronato, colpito il suo Gesù? Ma sì che lo aveva! E se il cuore della sua Creatura si era spezzato per la sofferenza patita dalle carni, le sue carni erano spezzate dalla sofferenza patita dal suo cuore materno”. Tutto ha condiviso la Madre: …la sete, la febbre, i flagelli, le spine. E le accuse e le offese, e le bestemmie. E poi, e poi… Sul Calvario… non poterlo aiutare, non potergli dare una goccia d’acqua; Lei che gli aveva dato tanto latte. Non poterlo sorreggere nell’estreme ore, Ella che l’aveva sorretto ai suoi primi giorni, non potergli tenere il capo perché non urtasse contro quel legno, ma trovasse il cuore della Mamma per guanciale, per spirarvi sopra meno atrocemente”.

 

È un’agonia spirituale, non meno penosa di quella fisica del Cristo.

 

Io ne sono spezzata. Come farà a vivere anche poche ore, senza di Lui? Maria lo chiede a sé stessa, alle cose che hanno toccato il suo Gesù, che son bagnate del Suo sangue e del Suo sudore di morte, lo chiede a Dio… “Come ha potuto permettere tante sevizie lasciandolo solo, solo, solo sulla sua croce?

Lui il Padre così santo e buono, come ha potuto resistere al grido di quel cuore che moriva; anche del dolore di non sentirsi più aiutato dal Padre?”.

 

Il ricordo del cuore, la riporta alla ferita del costato, ne cerca il segno sul suo velo.

 

“Ecco l'impronta delle sue dita, penetrate col lino nello squarcio tremendo. Eccole qui Lei ha toccato senza volere il cuore della sua creatura, il cuore del suo Dio. Ma quel cuore era morto… morto… morto…”.

 

Maria grida quella parola, in un parossismo di dolore, e chiama Dio.

“PadrePadre pietà, Io ti amo. Noi ti abbiamo Amato, e Tu ci hai tanto amato. Come hai permesso fosse ferito il cuore, del nostro figlio?”

 

Ma si sovviene che ormai egli era morto, e che perciò non ha sofferto di quella ferita; e allora benedice la bontà di Dio, che l'ha risparmiata al suo Gesù.

 

“Questa… questa almeno non l'hai sentita… Figlio mio. Io solo l'ho sentita, nel mio… quando ho visto il tuo cuore aperto. Ora è nel mio la tua lancia… e fruga e strazia. Ma meglio così, Tu non la senti. Ma Gesù pietà, un segno di te, una carezza, una parola per la tua mamma dal cuore straziato. Un segno… un segno, Gesù… se vuoi trovarmi viva al tuo ritorno…”.

 

 Un picchio alla porta di casa… empie il silenzio della casa, dove solo grida il dolore di Maria. E un altro picchio più tenue, all'uscio della stanza. Entra Giovanni, parla a Maria sottovoce… ella annuisce.

Si ricompone… si volge verso la porta.

Entra Veronica con la sua ancella; si inginocchia di fronte a Maria che è ora seduta. Nel vano della porta, si affollano le donne fedeli. Giovanni è in piedi dietro il sedile di Maria, e le tiene una mano sulla spalla, passandole il braccio sinistro dietro la schiena, come per sorreggerla. Veronica dal cofanetto che l'ancella, pure inginocchiata, tiene fra le mani… estrae il Lino e lo spiega. Il volto vivente del Cristo, è sulla tela. Un volto doloroso, ma ancora vivo nell'espressione, negli occhi aperti, nella bocca lievemente sorridente con dolore.

 

Maria stende le braccia con un grido… a cui fanno eco quelli delle donne. Veronica dà alla Madre il Sudario. È giusto sia della Madre… e delicata si ritira con la sua ancella. Il segno è venuto… un nulla nel mare di dolore che la sommerge; ma quel tanto che basti… a non farla morire.

La contemplazione mi lascia così… col volto di Maria appoggiato sul volto del Cristo, impresso nel Sudario.

 

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