Maria
Valtorta – Notebooks - May 4, 1944:
The
naked passion of Maria Valtorta (fourth part).
After a night of physical agony, enough to make who
knows how many tremble and who knows how, of those who know how to preach resignation and cheerfulness so
well – when however they are not in the case of those to whom they lavish the sermon – I hear the voice of Mary. I don’t see her. I hear her. But the heavenly
honey immediately descends on me.
Mary says: “Between
siblings, hardships, misunderstandings and consequent tears can still occur. The elder
brother uses his birthright to be demanding towards the younger ones. But a
good mother is never rigid, incomprehensible, deaf to the suffering of her children. Her
mother's heart breaks as much at the cry
of the first, as at that of the last child. Her breast is a pillow for the
flesh of her flesh, whether the first born or the last born.
Her
hands
are joined in supplication, in favor
of that son who suffers from the severity of his brother, nor does she rest
until she sees the elder appeased and the younger consoled. This, in one who is
a mother of flesh and blood. But I am
the Mother. You were not born to me
from flesh and blood, but from my spirit
joined to God in eternal marriage,
and from my pain. My child, you heard me say: “I will be
a she-wolf, to defend the doctrine of my Son”. But as I would
have made myself a she-wolf, I, the Lamb
of the Lord, for all that was the inheritance of my Jesus, so I know how
to stand up for defense, as a mother who defends her offspring,
against anything that may attack to kill one of my creatures. I defend you, Mary.
Don’t
cry.
You are under my mantle. Close your
eyes, so as not to see either the severity of God or the ferocity of men. Don’t speak. Don’t move. You couldn’t
do it, my poor child, without
increasing your pain, without
increasing your resistance. You have been told to at least say a dry, dry
prayer of acceptance of the sacrifice. No.
It would be useless hypocrisy, and
it would poison your soul more than events have done. I want even less.
I only want you to abandon yourself to me. Sleep on my breast. You will heal. Be silent. I will speak for you. Love me. I am your comfort. I am the Mother.
The Sorrowful Mother. And you are
little different from my Jesus, when
he was placed dead in my lap. But you
will rise again, my child. Because I
want it”.
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Maria Valtorta – Quaderni - 4 maggio
1944:
La nuda passione di Maria Valtorta
(quarta parte).
Dopo una notte
di agonia fisica, tale da far tremare chissà quanti e chissà come, di
quelli che sanno predicare tanto bene la rassegnazione
e la giocondità – quando però
loro non sono nel caso di quelli a
cui prodigano la predica – odo la voce di Maria. Non la vedo. La odo. Ma
il miele paradisiaco scende subito
in me.
Dice Maria: “Tra
fratelli possono ancora avvenire rigori, incomprensioni
e conseguenti lacrime. Il fratello
maggiore, si vale della sua primogenitura per essere esigente verso i minori. Ma una madre buona non è mai
rigida, incomprensiva, sorda al soffrire dei suoi nati. Il suo cuore di madre si fende tanto al pianto del primo, come a quello dell’ultimo figlio. Il suo seno è guanciale per la carne della sua
carne, sia la prima nata o l’ultima nata.
Le sue mani si congiungono supplici, in favore di
quel figlio che soffre per il rigore
di un suo fratello, né si dà pace se non vede placato il maggiore e consolato
il minore. Ciò, in chi è madre di carne e sangue. Ma Io sono la Madre. Non da
carne e sangue mi siete nati, ma dal mio
spirito congiunto a Dio in nozze
eterne, e dal mio dolore.
Bambina mia, mi hai sentito dire: “Sarò una lupa, per difendere la dottrina del mio Figlio”. Ma come mi sarei fatta lupa, io, l’Agnella del Signore, per quanto era eredità del mio Gesù, così so erigermi a difesa, come madre
che difende la sua prole, contro
qualunque cosa possa assalire per uccidere una mia creatura. Io ti difendo, Maria.
Non piangere. Sei sotto il mio
manto. Chiudi gli occhi per non vedere né il rigore di Dio, né la ferocia degli uomini. Non parlare. Non muoverti. Non lo
potresti, povera bambina mia, senza
aumentare il tuo dolore, senza aumentare la tua resistenza. Ti è stato detto,
di fare almeno una preghierina arida
arida di accettazione al sacrificio. No.
Sarebbe inutile ipocrisia, e ti
avvelenerebbe l’anima più di quanto gli avvenimenti non l’abbiano fatto. Io voglio meno ancora.
Voglio solo che tu ti abbandoni a me. Dormi sul seno mio. Guarirai. Taci. Io parlerò per te. Amami. Sono il tuo conforto. Sono la Mamma. La Mamma Dolorosa. E tu sei poco dissimile dal mio Gesù, quando mi fu posto morto in grembo. Ma risorgerai, bambina mia. Perché io lo voglio”.
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