Thursday, July 13, 2023

Florjan: Cuore di Cera - favola - fiaba

 


Florjan: Cuore di Cera

Presentazione della Favola:

 

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Florjan è una principessa che possiede un cuore di cera, visibile da tutti. Ma questo non è il suo unico dilemma; invero nessun principe la vuole sposare… poiché ha un viso orribile.

 


Ma non è tutto… giacché Artesio, l’unico uomo che ha rapito il suo cuore, non fa altro che cercare la sua futura dolce metà… all’interno di vetusti libri. E allora… quale sarà il fato che incontreranno i nostri due eroi?

 

Inoltre… riuscirà la fatina Falea, con le sue ali multicolori posizionate sulle braccia, ad allontanare il perfido Duca Riosmo, dal regno di Vanohen? E che dire della perfida Apekar, regina delle api giganti, che cerca in tutti i modi di spodestare il Regnante di Vanohen?

 

Pensate che sia tutto qui…?

Aspettate allora di conoscere Atron, un canguro gigante, che altro non è che il destriero del valoroso capitano Artesio. E che dire dell’enorme cigno fatato Taripan, che porta sul suo dorso la principessa Florjan?

 

Oltre al resto, sarete sicuramente desiderosi di scorgere le meravigliose statue luminescenti e la splendida ma inquietante Centrilla, che al posto delle mani… possiede delle enormi chele.

Ed ancora… enigmi, inganni, arcani e molteplici incantesimi… vi condurranno all’interno di un mondo suggestivo, dove i disegni prendono vita… e i fantasmi si ricoprono di sterpaglie!

Allora… siete sicuri di avere un cuore trasparente, che sia in grado di volteggiare… sulle ali dell’immaginazione?

 

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Florjan: Cuore di Cera

 


C'era una volta in un regno molto potente chiamato Vanohen, un Monarca di nome Lumeo. Il Monarca aveva una figlia di nome Florjan, che nessuno si proponeva di sposare, poiché era veramente brutta. In ogni caso, il Monarca Lumeo pur se sconsolato non si perdeva d’animo. E così ogni dodici mesi, il Monarca cercava di far conoscere la principessa a dei giovani pretendenti.

 


Florjan era altresì celebre, per il semplice motivo che si poteva scorgere il suo cuore formato da cera. Insomma, il suo petto di cristallo permetteva di osservare il suo cuore; il quale era completamente composto da una leggera e trasparente patina di cera… ed era altresì posizionato al centro del petto. Il cuore della principessa Florjan era talmente simile al cristallo, che si poteva persino intravedere cosa si trovava al suo interno; nel quale solitamente si scorgeva una leggiadra e vispa fiammella.

Bisogna aggiungere, che tutti i meravigliosi ed eleganti abiti della principessa, erano creati in modo tale da permettere a un lembo dell’abito, di abbassarsi. Il tutto per poter ammirare il cuore di cera di Florjan, senza lasciare scoperte le sue parti intime.

 

Alle insistenti domande dei pretendenti sul perché la principessa avesse un cuore di cera, il Monarca Lumeo rispondeva che forse la ragione era da ricercarsi nei loro antenati; alcuni dei quali erano stati degli stimati stregoni.

 

In ogni modo, i pretendenti sopraggiungevano numerosi al cospetto del Monarca, più per osservare quella strana anomalia della principessa Florjan, che per altro. Difatti la principessa dal cuore di cera, era ormai divenuta una leggenda in tutti i regni confinanti e non. Ma purtroppo i baldanzosi giovanotti, dopo aver contemplato il tetro viso di Florjan… si dileguavano proferendo numerose scuse.

 


La principessa Florjan aveva sempre sofferto della sua bruttezza, ma con il passare del tempo non ci prestava più molta attenzione. Solo negli ultimi tempi Florjan provò una fitta al cuore, poiché si innamorò di Artesio… che altri non era che il capitano dell’esercito del padre.

 

Artesio al contrario della principessa Florjan, era veramente un bellissimo ragazzo. Non a caso era sempre circondato da molte fanciulle e donzelle; le quali con ardimento cercavano in tutti i modi di conquistare il suo cuore. Tuttavia, il giovane capitano ancora non ci pensava a prendere moglie, poiché a suo dire… gli piaceva rimanere libero e selvaggio.

 


Il capitano Artesio era sempre accompagnato dal suo fidente amico, un singolare canguro parlante chiamato Atron; la cui peculiarità era di essere veramente enorme. Addirittura Artesio per percorrere ampie o brevi distanze, non utilizzava il suo poderoso destriero… ma si infilava nell’enorme marsupio del canguro.

Artesio era divenuto oltre che un confidente, anche un caro amico della principessa. E scorgendo sovente Florjan solitaria… fu proprio Artesio a donargli un enorme cigno fatato di nome Taripan.

 


Taripan fu talmente ben accolto dalla principessa Florjan, che non era raro vederla svolazzare qua e là nelle adiacenze del castello, sul dorso dell’enorme cigno. E altresì la principessa la si scorgeva a volte parlottare con il cigno fatato; il quale aveva anche la facoltà della parola. Oltre al resto, spesse volte si poteva osservare il giovane capitano, all’interno del suo amico canguro, gareggiare con Florjan e Taripan, su chi fosse più veloce a raggiungere isolate vette montane.

 

Ma quei lieti momenti durarono poco… invero in una notte fredda e tenebrosa, il giovane capitano cominciò a compiere un inusitato sogno. Nel sogno Artesio, mentre passeggiava in un’enorme e vetusta biblioteca… nell’aprire un antico libro, incontrava una bellissima fanciulla. La bella dama, tutta rilucente di numerose perline fatate… gli sorrideva con gioia. Proprio così… una bellissima fanciulla disegnata all’interno del libro, si muoveva e parlava al capitano, con estrema dolcezza. Ma il fatto davvero sorprendente, era che al risveglio il capitano Artesio non ricordava più il suo viso. L’unica cosa che sapeva di sicuro… è che la leggiadra dama era di una fenomenale bellezza.

 

Ad ogni modo, il sogno imperturbabilmente gli si presentò ogni notte. E così, da quando Artesio iniziò a sognare la bella dama, nel suo cuore cominciò a svilupparsi un dolce desiderio di sposarsi. Inoltre più passava il tempo, e più il capitano rimase affascinato dalla dolcezza e bellezza della dama. Fino a quando una notte nel pieno del sogno, Artesio chiese alla fanciulla tutta splendente… chi fosse.

 

La giovane dama fece un sorriso di letizia, e in seguito dichiarò di essere colei che un giorno sarebbe divenuta la sua sposa. Ma questo sarebbe avvenuto solo ed esclusivamente, se lui l’avesse cercata. E alle insistenti richieste da parte di Artesio di conoscere il suo nome… la fanciulla svanì subitamente, senza accordargli alcuna risposta.

 


Il capitano Artesio non appena si fu svegliato, rapidamente andò a chiedere consiglio alla confidente del Monarca… che altro non era che Falea, una singolare e minuscola fatina.

 

Bisogna sapere che Falea era stata creata molti anni addietro, da una potentissima incantatrice; la quale l’aveva forgiata utilizzando dei colori a tempera, miscelati con delle stille di pianto. Ma il fatto più sorprendente, era che Falea possedeva tre paia d’ali per braccia; e inoltre i suoi capelli erano del colore dell’arcobaleno… i quali al loro passare, lasciavano nell’aria una debole e fumosa scia di impalpabile colore.

 

Ad ogni modo, Falea nonostante avesse le dimensioni di una piccola farfalla, era da numerose generazioni la confidente e consigliera dei Monarchi del regno di Vanohen. In sostanza, la fatina non poteva assolutamente seguire gli ordini di altre persone o regnanti, se non di colui o colei che erano i sovrani del regno di Vanohen. Questo incantesimo antico di ubbidienza assoluta ai regnanti di Vanohen, era stato attuato proprio per evitare che i nemici del regno, potessero rapire la fatina… per poi utilizzare i suoi poteri magici per spodestare il Monarca.

 

Comunque la peculiarità della fatina Falea, era di poter trasferire gli esseri umani all’interno dei dipinti. Ma non solo… poiché Falea possedeva la facoltà di far vivere i disegni. Questa singolare capacità magica, aveva permesso al regno di Vanohen, di opporsi ai molteplici assalti perentori degli avversari. Questo poiché la fatina aveva sovente dovuto far vivere numerosissimi guerrieri, provenienti dai cospicui dipinti e arazzi che erano sulle pareti del castello. In sostanza, non appena cominciava una guerra contro altri regni usurpatori, Falea trasmutava i guerrieri dipinti… in combattenti reali. Proprio per questo motivo, in tutto il castello le pareti erano rivestite da enormi arazzi e quadri, raffiguranti guerrieri con possenti armature.

 

Ma non era tutto… poiché persino la fatina Falea soleva vivere all’interno di un inusitato dipinto chiamato Fungorjan. L’arazzo Fungorjan illustrava una meravigliosa vallata con degli enormi funghi, in uno dei quali la fatina aveva la sua singolare casetta. Altresì a Fungorjan si trovavano degli animali dalle proporzioni inusitate. Non a caso nelle adiacenze della casetta fungo di Falea, si potevano scorgere elefanti, destrieri, rinoceronti e giraffe che erano minuti come topolini. Al contrario si notavano formiche, lucertole e lumache dalle dimensioni enormi.

 

La corsa concitata del capitano Artesio, ebbe termine nel momento in cui si trovò di fronte all’enorme arazzo Fungorjan. Con voce affannata il capitano chiamò la fatina, la quale librandosi con le sue piccole ali posizionate sulle braccia… salutò Artesio affettuosamente. Senza perdere tempo, il capitano disse alla fatina che le doveva parlare urgentemente. Allora la fatina fece magicamente diventare Artesio, un disegno all’interno dell’arazzo Fungorjan.

 

Appena fu entrato nella dimora fungo della fatina, Artesio raccontò il suo sogno. Subito dopo, il capitano chiese a Falea se il sogno era un evento veritiero, oppure solo una semplice illusione.

Falea dopo aver dato un ghiotto biscotto alla sua formica gigante, prese un’ampolla opalescente e la ruppe contro un muro. Il capitano sorrise a quell’inusitato atto, ma dopo un po’… dal vapore che fuoriuscì dall’ampolla infranta, scorse con interesse una lucciola dalle ali dorate. La lucciola per qualche attimo svolazzò gioiosa per la piccola dimora; dopodiché la lucciola dalle ali dorate scomparve… lasciando dietro di sé una leggiadra fragranza di rose.

 

Artesio attese con impazienza la risposta, scrutando la fatina con crescente interesse. Intanto la formica ghiottona, sgranocchiava famelica il biscotto.

All'improvviso Falea con aria divertita, proferì che il sogno era reale; anzi… più che un sogno, era una vera profezia.

Il giovane capitano dalla gioia dette un buffetto alla formicona, e poi domandò alla fatina cosa doveva fare, per incontrare la bella dama del sogno.

La fatina Falea chiese nuovamente ad Artesio, se realmente non ricordava il viso della bella dama del sogno. Il giovane capitano le rispose che stranamente non rammentava il suo volto, e non conosceva nemmeno il suo nome.

Falea dopo aver fatto un balletto con un piccolo elefante che gironzolava per la stanza, gli replicò che doveva intraprendere un lungo viaggio all’interno della biblioteca reale. Difatti la fatina espose con certezza che all’interno di alcuni libri, vi erano dei meravigliosi disegni; alcuni dei quali raffiguravano donzelle veramente affascinanti e in cerca di marito.

 

Il capitano Artesio rimase un po’ perplesso da quella insolita intuizione… ma subito Falea gli spiegò che dopo aver trovato la bellissima fanciulla del sogno, lei stessa con l’aiuto della magia, l’avrebbe resa una dama vera e reale… insomma, in carne e ossa.

Artesio fece un lieve sospiro, poi comprese che in effetti la giovane dama l’aveva sognata all’interno di un libro… per cui il ragionamento della fatina non faceva una piega. In conseguenza di ciò, Artesio decise di intraprendere il lungo itinerario, alla ricerca della meravigliosa donzella del sogno.

 

Falea divertita e con crescente curiosità, volle seguire il capitano alla ricerca della sua amata. Ma naturalmente sia Falea che Artesio, domandarono un’udienza privata con il Monarca Lumeo; proprio per avere il consenso nel compiere quell’insolito viaggio.

 


All’udienza si trovava anche Lisarto, il famoso disegnatore di corte; il quale ascoltò con estrema attenzione quell’inusitato racconto.

Il Monarca Lumeo non era per niente d’accordo nel dare il suo consenso, riguardo a quell’itinerario così strano e insolito. Per di più il Monarca Lumeo temeva che senza Falea al suo fianco, il suo regno avrebbe corso un grande pericolo. Ma il disegnatore Lisarto con prontezza, convinse il Monarca ad accettare che Falea e il capitano partissero. D’altronde si trattava solo di un breve periodo di tempo.

 

Il Monarca Lumeo, dopo una breve riflessione, diede infine il suo assenso… “Ma solo per due, massimo tre giorni!”, fu la sua ridondante sentenza. La fatina e Artesio dopo un breve inchino, si allontanarono dal salone delle udienze, con aria compiaciuta.

Ma l’espressione del pittore Lisarto, aveva un non so ché di sinistro. E dopo una breve e nebulosa riflessione… Lisarto corse verso la fatina e il capitano. E dopo aver raggiunto Falea, il pittore gli proferì che per tutta la notte avrebbe cercato in biblioteca, dei libri con disegni di dame favolose. Il tutto per facilitarli nella loro ricerca. Sia Artesio che Falea, dopo essersi scambiati un veloce sguardo… furono d’accordo. Dopodiché entrambi andarono ad avvisare la principessa Florjan, riguardo alla loro momentanea dipartita.

 


La principessa Florjan non appena apprese quella notizia, scoppiò in un pianto che nessuno seppe consolare… per poi rinchiudersi nella sua stanza con l’amico cigno Taripan.

La principessa sapeva bene che adesso la speranza di sposare il capitano Artesio, era del tutto sfumata. Il giovane capitano non avrebbe mai voluto una dama dal viso orribile come il suo. Infatti preferiva andare a cercare una dama dipinta… senza anima… piuttosto che stare vicino a un mostro. Ma questi pensieri non vennero colti da Artesio, e persino la fatina era rimasta sorpresa da questo avvenimento. E nonostante Artesio cercò di parlare nuovamente con la principessa… non ci fu nulla da fare. Dalla porta chiusa, si percepì solamente un cieco grido del cigno Taripan.

 

Nel frattempo, il disegnatore Lisarto era tutto trepidante; difatti tra sé pensava a un piano per aiutare l’ascesa al potere del suo amico e alleato: il perfido Duca Riosmo. Bisogna infatti sapere, che il Duca Riosmo era un confidente del Monarca, che viveva in terre confinanti. Il quale dopo la prematura morte della consorte… gli era tornata la bramosia di conquistare nuovi regni e reami. Ma purtroppo, il Duca Riosmo non possedeva un esercito potente e numeroso, come quello del Monarca Lumeo. E allora sia il Duca che il pittore Lisarto, stavano cercando un modo per conquistare il regno di Vanohen, mediante dei torvi espedienti.

Proprio per questo motivo, il Duca Riosmo aveva subdolamente offerto al Monarca Lumeo, di tenere con sé il suo amico… il pittore Lisarto. Il quale oltre a fare da spia, nel corso del tempo senza farsi accorgere… aveva il subdolo incarico di ridisegnare un esercito mediocre e senza armi troppo feroci. E difatti, nel corso dei due anni che era al servizio del monarca Lumeo, il pittore Lisarto aveva ridipinto i soldati che si trovavano sulle pareti del castello… con armature e strumenti di difesa decisamente scadenti e difettosi.

 

Solo Falea si era accorta di quei disegni compiuti maldestramente. Ma Lisarto con parole melliflue e menzognere, era riuscito a convincere il Monarca Lumeo, che le cose andavano bene così.

 

Ma a causa del susseguirsi dei nuovi avvenimenti, Lisarto era stato costretto ad accelerare i tempi. E in conseguenza di ciò, Lisarto dopo essersi avviato alla voliera e inviato un piccione viaggiatore al Duca Riosmo… si instradò velocemente nella biblioteca reale, per mettere in opera il suo diabolico progetto. E così, Lisarto in quella lunga notte non dormì, ma si mise a disegnare su alcuni vetusti tomi della biblioteca, delle pericolose ed inquietanti dame. E mentre Lisarto disegnava… un ghigno mordace affiorò sul suo volto.

 

Artesio al sorgere dell’alba, dopo aver preso la sua amata spada e il suo boomerang color smeraldo… si mise nell’enorme marsupio del suo amico Atron. In seguito, mediante alcuni poderosi salti del canguro… Artesio si diresse nell’enorme biblioteca reale. Dopo pochi attimi, lo raggiunse la fatina Falea, seguita a ruota dall’infimo pittore Lisarto.

 

Lisarto che teneva in mano una piccola pergamena, senza batter ciglio indicò alla fatina alcuni volumi dove si potevano trovare i disegni di bellissime dame. Falea lesse attentamente quello che il pittore aveva segnato sulla piccola pergamena; e dopo aver pronunciato alcune formule magiche… capitombolò con Artesio e l’amico canguro, all’interno di un polveroso volume della biblioteca.

 

Subitamente il giovane capitano, Falea e Atron si ritrovarono in una landa incantevole, dove si potevano adocchiare delle singolari fortezze, composte da enormi diamanti. Difatti le enormi rocche erano congiunte fra loro mediante sottili gallerie, le quali si libravano sopra degli spigolosi pilastri di marmo, incastonati da diamanti. Senza perder tempo, la fatina suggerì di entrare a vedere se in quel luogo si trovava la donzella, che il disegnatore Lisarto gli aveva indicato.

 


Artesio entrò senza alcun timore, e fece subito conoscenza con Centrilla, la Dama dei Golgi. Centrilla era davvero una fanciulla stupenda; più di quanto il disegnatore Lisarto avesse riferito. Invero, la Dama dei Golgi era alta e snella, e le sue nere e fluenti chiome, le scorrevano lungo la schiena come fiumi in piena.

Artesio cercava di comprendere se era lei la dama del suo sogno, poiché non ne conosceva il nome; per non parlare del viso… visto e considerato che non lo rammentava affatto. Proprio per questo motivo, Artesio la tempestava di domande; e le risposte pur essendo gradevoli, non aggiungevano nulla a ciò che già sapeva.

 

Nel frattempo aiutata dalla sua statura minuta, la fatina Falea incuriosita dalla stranezza di quel luogo… si mise a svolazzare per le varie rocche diamantine. E altresì Falea sfrecciava veloce, nelle enormi scalinate e gallerie, che si snodavano a raccordare tra loro le numerose fortezze. Ogni tanto la fatina scorgeva delle enormi conchiglie vermiglie, che sostavano vicino a delle ampie finestre… ma la cosa non la impensierì poi molto.

 

Più passava il tempo, e maggiormente il Monarca Lumeo si sentiva insicuro. Difatti ininterrottamente pensava a cosa sarebbe avvenuto se proprio in quel momento, qualche regnante bramoso di potere, li avesse assaliti. Certo… Lumeo possedeva un possente esercito di uomini valorosi; ma la loro vera forza combattiva, risiedeva nella fatina Falea. E solo le portentose milizie ritratte sui dipinti ed arazzi del castello, erano in grado di sgominare le armate più agguerrite.

 

Naturalmente il disegnatore Lisarto, percependo il Monarca impensierito… continuava a rassicurarlo.

 

Ma gli eventi insoliti non finirono certo lì. Non a caso dalla dipartita di Artesio, la principessa Florjan si era messa a scolpire delle meravigliose statue. Uno degli eventi straordinari, era che la principessa creava le sue sculture molto velocemente. Difatti in una mezza giornata, si potevano osservare già una dozzina di meravigliose statue. Oltre a ciò, le sculture erano formate da uno specialissimo materiale simile al marmo bianco, che però aveva la peculiarità di splendere ed illuminarsi magicamente.

 

La principessa Florjan scolpiva le stupende statue nella sua stanza a porte chiuse, per evitare di essere disturbata da tanto clamore. Il clamore era dovuto al fatto, che quelle inusitate sculture splendenti, erano talmente affascinanti ed inusuali… che numerose persone avevano cominciato a venire ad ammirarle. A tal punto che il Monarca Lumeo, scorgendo lo stupore che tutti provavano nell’osservare quelle meravigliose statue… le fece posizionare in un enorme stanzone.

 

Ed alle incessanti richieste da parte del padre, nel voler sapere da dove proveniva quel marmo fatato… la principessa Florjan non dava alcuna risposta. In breve, in tutto il regno… nessuno sapeva dove Florjan trovasse quel singolare marmo splendente. Tuttavia il pittore Lisarto, credeva fermamente che doveva essere opera di Taripan, il Cigno fatato. Non a caso durante la notte, Lisarto aveva scorto l’enorme cigno, svolazzare vicino a delle miniere abbandonate. Per cui il pittore aveva iniziato a pensare, che Taripan avesse trovato dei marmi incantati… nelle adiacenze di alcune vecchie miniere abbandonate.

 

Ma le sorprese per il Monarca Lumeo, proseguirono. Difatti senza alcun preavviso… giunse inaspettatamente il Duca Riosmo; il quale sentenziò che aveva preso la decisione di far la corte alla principessa Florjan. Il Monarca Lumeo fu davvero meravigliato da quella dichiarazione, visto e considerato che il Duca non si era mai proposto come ipotetico sposo della figlia. Ma il Duca Riosmo, dopo aver elargito un sorrisino maligno, affermò che era da poco tempo che si era ripreso dal dolore, per la morte della sua amata consorte. E fu così convincente nella sua pantomima, che il Monarca Lumeo fatalmente ci credette. A tal punto, che Lumeo decise di proferire lui stesso alla figlia, la bella notizia.

 

Ma la principessa Florjan non ne voleva proprio sapere, di divenire la moglie di quel Duca dall’espressione così cupida e mucillaginosa. E poi il cuore di Florjan, ormai era tutto per Artesio; e non avrebbe amato nessun’altro.

Il Monarca Lumeo non fu assolutamente d’accordo con Florjan; infatti non gli pareva vero che finalmente qualcuno si decidesse a sposare sua figlia. E non aveva alcuna intenzione di rimandare alcunché. Invero, il Monarca era felice che qualcuno sposasse Florjan, poiché egli temeva che sarebbe divenuta una solitaria zitella, senza dargli dei discendenti.

 

E così… su consiglio del pittore Lisarto, il Monarca Lumeo dispose che la cerimonia nuziale doveva assolutamente avvenire nei giorni seguenti. Naturalmente il timore del Monarca Lumeo, si fondava su un eventuale ripensamento del Duca Riosmo; proprio come era avvenuto molteplici altre volte, con i precedenti pretendenti.

 

La notte in quel singolare luogo, fu veloce a sopraggiungere; e Artesio parlando con la fatina, era sicuro che Centrilla era proprio la dama del suo sogno. Insomma, il giovane capitano poteva forse incontrare una gentildonna più bella e dolce di Centrilla? Anche l’enorme canguro Atron, era estasiato dalla bellezza della Dama dei Golgi; e lo faceva capire a tutti saltellando allegramente.

 

Falea però svolazzando nervosamente, si chiedeva quale fosse il significato della parola “Golgi” …visto e considerato che la bella Dama, non lo aveva ancora voluto chiarire. Ma anzi ad ogni domanda su quell’argomento, Centrilla eclissava il tutto parlando d’altro.

 

Ma la fatina Falea non si arrese. E quella stessa notte, mentre il capitano e il canguro Atron ronfavano nella loro camera… decise di svolazzare per l’enorme complesso di rocche diamantine, alla ricerca di qualche risposta.

 

Falea dopo un breve tragitto, percepì uno strano rumore provenire da una lunga e tormentosa scalinata, che discendeva per le segrete di una delle rocche. Con destrezza Falea si librò nella direzione di quell’inusitato ronzio… fino a raggiungere un enorme portone di ferro, tempestato da diademi e zaffiri. E grazie alla sua piccola statura, Falea riuscì velocemente a passare attraverso la serratura.

E poi li vide… delle grosse conchiglie rosso rubino che erano appese ai muri, e persino sul soffitto. Inaspettatamente, la più grossa delle conchiglie si dischiuse… facendo scorgere Centrilla che mangiucchiava con gusto, un vassoio colmo di larve, mosche, vermi e falene. Ma il fatto più spaventoso… era che dalla vita in giù… il corpo di Centrilla sotto i suoi occhi, si stava lentamente trasformando in quello di un gigantesco granchio. Insomma, la parte superiore del corpo di Centrilla, era di dama bella ed avvenente… mentre dalla cintola in giù, si notavano quattro esorbitanti zampe da crostaceo. Per non parlare delle mani della dama… le quali all’improvviso divennero due enormi chele, che sagacemente afferravano alcune strane larve, per poi portarle con voracità in bocca.

 

Falea nel fissare quella scena ripugnante, rimase sospesa nell’aria sbigottita.

 

All’improvviso come un fulmine al ciel sereno, Falea ricordò cosa volesse dire la parola “Golgi”. Insomma, GOLGI era una parola magica, che significava “crostaceo”. E prima che Falea potesse solo pronunciare una sola parola… Centrilla volse il suo sguardo verso la fatina; dopodiché con un sorriso mordace la intimò di avvicinarsi. Subitamente anche tutte le altre enormi conchiglie si aprirono, facendo intravedere dei giganteschi e famelici granchi.

A quella vista, la fatina Falea spiccò un velocissimo volo in direzione opposta alla Dama dei Golgi; e fuggì via attraverso la serratura del portone di ferro.

 

Falea saettò via più veloce che poteva; ma la sua chioma fatata, la quale malauguratamente lasciava dietro di sé una scia di colori fumanti… non le permetteva di nascondere la direzione del suo tormentato volo: …raggiungere Artesio.

 

Il giovane capitano e il canguro Atron, non vollero credere a quelle parole così bizzarre pronunciate dalla fatina. Come poteva una donna così bella, dolce e gentile… compiere quelle immondezze?

Ma Artesio dovette ricredersi quando sopraggiunse Centrilla, con al suo seguito centinaia di enormi granchi rosso vermiglio.

La Dama dei Golgi, mentre con un’enorme chela si spostava la sua fluente chioma, consigliò ad Artesio con voce ipocritamente carezzevole… di sposarla. Il giovane capitano, dopo aver scrutato con ribrezzo il corpo da granchio della dama… non ci pensò due volte a ribattere il suo energico “NO!”.

 

A quel punto Centrilla cominciò ad aggredire Artesio, cercando di ghermirlo con le sue poderose chele. Il capitano riuscì con la sua spada, ad allontanare le poderose chele della Dama dei Golgi. Poi Artesio con destrezza, utilizzò il suo boomerang color smeraldo, per far crollare un antico e strano candeliere, posizionato sopra la testa di Centrilla.

 

La fatina intanto cercava di rendere innocui i grossi granchi, mediante delle vampate di magia scintillante… che erano in grado di appiccicare tra loro le chele dei crostacei. Al contempo il canguro Atron, con poderosi balzi evitava le fameliche chele di alcuni enormi granchi… e poi con le sue robuste zampe, gli infliggeva delle sonore pedate, facendoli balzare via.

 

Ma la lotta non durò poi molto… come poteva infatti una dama, sconfiggere un forte e addestrato capitano? E così Artesio vinse il cruento combattimento; e la Dama dei Golgi sentendosi sconfitta, sagacemente si trafisse con le sue stesse chele. In quell’istante tutti i grossi granchi fuggirono via in un battibaleno, all’interno di alcune enormi insenature della rocca. Ma la cosa straordinaria, era che Centrilla divenne di un impalpabile fumo evanescente, lasciando al suo sfumare… un ciondolo argentato che raffigurava un piccolo granchio.

 

La fatina Falea era sbalordita, come del resto Artesio e il canguro Atron. Il capitano infine, su consiglio di Falea, prese il ciondolo e lo sistemò nella catenella che teneva al collo. E così… pur se con un po’ di mestizia nel cuore, si avviarono tutti e tre, verso il secondo libro consigliato dal pittore Lisarto.

 

Di mattina presto nel regno di Vanohen, si decise di svolgere la festa di fidanzamento tra il Duca Riosmo e la principessa Florjan. La principessa aveva un’espressione afflitta, mentre il Duca non faceva altro che ridacchiare sagacemente con tutti i numerosi invitati. Finanche il Monarca Lumeo aveva un volto soddisfatto, e pensava nel suo intimo che finalmente la sua dinastia, poteva ben sperare in una degna successione.

 

L’unico aspetto inconsueto della festa, era che la principessa indossava un abito molto elegante, ma che non permetteva ad alcuno di osservare il suo cuore di cera. Il pittore Lisarto stuzzicato da questo evento, suggerì al Duca di chiedere alla sua futura sposa di mostrargli il suo cuore… come segno di affetto e benevolenza. Ma alla richiesta del Duca, la principessa Florjan negò con decisione di far scrutare il suo cuore.

 

Ma il pittore, sempre più insospettito, decise di risolvere la faccenda con uno dei suoi torvi espedienti. E così Lisarto, con falsa pacatezza, chiese alla principessa di fare un ballo. E mentre danzavano un melodioso valzer viennese, il pittore strappò con freddezza la veste di Florjan… permettendo a tutti di osservare il suo cuore di cera.

 

Nella sontuosa sala da ballo, scese immediatamente un silenzio sepolcrale. Tutti i presenti ammutolirono nell’osservare il cuore della principessa; dentro il quale si poteva intravedere con accuratezza, un raccapricciante verme che si muoveva sinuosamente.

Che ne era della meravigliosa e vispa fiammella? Questa era la domanda che imperversava nelle menti degli invitati.

 

La sceneggiata che seguì poco dopo, è facile immaginarla… chi urlava, chi sveniva, chi correva, chi se ne andava via indignato; alcuni cercarono persino di allontanare Florjan con parole mordaci. Ma la principessa rimase immobile e statica a divorare con uno sguardo tagliente, quella folla delirante. E dopo aver chiamato al suo fianco il suo fedele cigno Taripan, con la dignità di una regina… Florjan si avviò nella sua stanza.

 

Il Duca Riosmo al contrario dei presenti, e seguendo l’esortazione dell’amico pittore Lisarto, sentenziò che questo singolare avvenimento non lo intimoriva per nulla. Il Monarca Lumeo, che nel frattempo assaporava dei sali per non svenire… sentendo che al Duca l’evento non lo sconvolgeva più di tanto… fece un sospiro di sollievo… pensando tra sé “La dinastia è salva!”.

 

Era meraviglioso osservare Falea mentre con la sua chioma multicolore, faceva l’incantesimo di trasferimento da un libro all’altro. Invero, migliaia di molteplici stelline luccicanti roteavano intorno ad Artesio e al canguro Atron, per poi trasferirli tutti quanti, nei disegni del secondo volume.

 

Il nuovo ambiente era interamente difforme dal precedente; difatti si potevano notare delle meravigliose montagne e dei ponti antichi che collegavano i rilievi in maniera davvero inconsueta. Ma il fatto veramente sorprendente, fu quando avvistarono una bellissima dama dai capelli rossi, che volteggiava verso di loro. Proprio così, la dama aveva delle bellissime ed enormi ali d’aquila rosse. E scortata dalle sue amiche aquile… la dama si librava nel vento con destrezza e disinvoltura.

 

Non appena raggiunse il giovane capitano, la dama si presentò subito dicendo di essere Wedjala, la Patrizia delle aquile. Artesio, dopo un leggiadro baciamano, gli spiegò che stava cercando la dama della sua vita. Wedjala asserì con decisione, che era lei la fanciulla dei suoi sogni. Naturalmente il giovane capitano cominciò a tempestarla di domande; il tutto mentre la Patrizia delle aquile lo portava a visitare i numerosi e fantastici luoghi del suo regno.

 


Falea intanto con l’aiuto del canguro Atron, cercava di scoprire se anche Wedjala avesse qualche mistero orripilante da nascondere. Naturalmente alcune aquile seguivano i movimenti della fatina, svolazzandole dietro senza perderla di vista un attimo. Ma la fatina grazie alla sua minuscola statura, riuscì ben presto a seminare quelle fastidiose aquile.

 

Falea si mise così a scandagliare le cime dei meravigliosi monti; ma al sopraggiungere del crepuscolo… non aveva ancora scorto nulla di anomalo. E quando le pareva che fosse tutto normale… subitamente il canguro Atron la avvertì che aveva intravisto un’enorme aquila, portare un portavivande colmo di ratti e rospi morti, all’interno di una grotta in cima ad un alto monte. Proprio all’interno del rilievo, dove poco prima si era diretta Wedjala, la Patrizia delle aquile.

 

Artesio anche questa volta, non volle credere che in Wedjala ci fosse qualcosa di anomalo. Falea allora per confutare qualsiasi dubbio, decise di raggiungere quella grotta insieme ad Artesio e Atron. Così il giovane capitano si mise all’interno dell’ampio marsupio del canguro, e tra un balzo e l’altro… sopraggiunsero alla famigerata caverna. Fu così che avvistarono Wedjala, circondata dalle sue amiche aquile.

La Patrizia delle aquile era sempre molto bella ed avvenente… ma le sue mani adesso si stavano trasformando in due enormi artigli; i quali afferravano con avidità dei ratti e rospi morti, per poi divorarli con bramosia. E non solo… poiché nel conversare con le sue amiche aquile, la Patrizia Wedjala ribadiva chiaramente che il pasto del giorno dopo… consisteva in un succulento capitano arrostito, contornato da fresca carne di canguro.

 

Spaventati da tale orrore… Artesio, la fatina e il canguro, decisero di comune accordo di fuggire via. Il giovane capitano si mise di nuovo nel marsupio del canguro Atron, mentre la fatina Falea li precedeva volando. Tutti e tre colmi di ansia, cercavano di ritrovare in quel ripido monte, il percorso più facile per allontanarsi.

 

In maniera inattesa, avvertirono un fischio raccapricciante sopra le loro teste; il quale altro non era che un’enorme aquila spia… che con quel fischio cercava di avvertire la sua padrona. Pochi istanti dopo, Wedjala percependo che le sue prede stavano fuggendo via, e dopo aver dischiuso le sue estese ali rosse… li inseguì con voracità.

 

Falea suggerì ad Artesio di combatterla, poiché non potevano certo fuggire dal veloce volo della Patrizia delle aquile. Artesio dopo essere uscito dal marsupio di Atron, sfoderò la sua spada cercando di difendersi come meglio poteva, dai poderosi artigli di Wedjala. Falea dal canto suo, doveva combattere contro le molteplici aquile, le quali sprezzanti e rabbiose… cercavano in tutti i modi di afferrarla con i loro famelici becchi. Le aquile erano talmente veloci e mordaci, che non davano il tempo alla fatina di colpirli con incantesimi paralizzanti. Ma subitamente venne in aiuto di Falea il canguro Atron, il quale riusciva molto bene ad evitare quegli orribili rapaci, mediante degli scatti incredibili.

 

Per fortuna la fatina ebbe un’idea geniale, e disse al canguro di fare dei salti energici in un determinato punto del monte. Atron pur non capendo bene il motivo di quel suggerimento, obbedì prontamente. Atron cominciò così a balzare velocemente, nel punto che Falea gli aveva additato. Pochi istanti dopo, ci fu un terribile crollo di massi; in sostanza sopraggiunse un’enorme valanga mirabolante ed incredibile, fatta di enormi macigni e pietre puntute. I blocchi rocciosi in breve raggiunsero anche il capitano e la Patrizia delle aquile. Ma prima che un enorme masso potesse colpire Artesio… come un fulmine Atron lo afferrò con le sue zampe anteriori, e con enormi balzi lo portò via da tutto quello sconquasso.

 

Ma per Wedjala e numerose aquile, il fato decise diversamente. Difatti la bella Patrizia, assorta nel combattimento con il capitano, non si accorse che alle sue spalle alcuni massi la stavano per raggiungere. E così non fece in tempo a spiccare il volo, e rimase sepolta dai numerosi e aguzzi massi. Mentre le aquile che erano sopravvissute, se ne fuggirono via stridendo dalla rabbia.

 

La fatina dopo essersi assicurata delle buone condizioni di Artesio ed Atron, si avvicinò al corpo di Wedjala semi coperto dai massi. E così Falea con sua enorme sorpresa… vide la Patrizia delle aquile scomparire con una scia di fumo color rosso fuoco; divenendo anche lei un ciondolo argentato che raffigurava una piccola aquila.

 

Artesio era ormai talmente demoralizzato, che non fece nemmeno più caso a quell’insolito avvenimento. Al momento il giovane capitano, desiderava solo far ritorno al castello. Ma la fatina, dopo aver donato il ciondolo ad Artesio… con dolcezza gli proferì di provare ancora un’ultima volta.

 

Pur se compiuta frettolosamente, la cerimonia nuziale era cominciata nel primo pomeriggio. Il Monarca Lumeo, affiancato dal pittore Lisarto, gongolava di felicità nel vedere avverarsi una circostanza tanto sospirata. Gli invitati invece, a causa dei fatti avvenuti precedentemente, avevano espressioni inquiete ed erano altresì silenziosi. E le medesime espressioni crucciate, erano scolpite sui volti degli orchestrali… che eseguivano le musiche nuziali.

 

Poi finalmente, accompagnata da due tronfi paggi, Florjan entrò nel salone. La principessa aveva un lungo abito bianco con pizzi a forma di fiore; ma che per ovvi motivi, foderava interamente il suo petto… in maniera tale che nessuno poteva vedere il suo cuore di cera. Dopo pochi passi, Florjan scrutò il futuro consorte, il viscido Duca Riosmo… e iniziò a piangere sconsolata.

All’improvviso l’orchestra reale, smise di suonare. Sul viso del Monarca Lumeo, apparve una smorfia di stupore. Gli invitati con rinnovato interesse, cominciarono a fissare le lacrime della principessa.

Proprio così, le lacrime di Florjan altro non erano che stille formate di cera splendente… esattamente come il misterioso materiale che la principessa utilizzava, per formare le sue statue.

 

Tutti rimasero ammutoliti ad osservare quelle gocce di rugiada brillanti e opalescenti, che scorrevano giù dalle gote della principessa Florjan. Nessuno osava proferire alcunché.

 

Ma ecco che improvvisamente, nel salone irruppe con forza e sagacia l’enorme cigno Taripan; il quale svolazzando qua e là… cercava con il suo portentoso becco, di colpire gli invitati. Questo per cercare di far terminare quella raccapricciante cerimonia, che faceva tanto soffrire la sua cara Florjan. E mentre la principessa con un fazzoletto merlettato, si tergeva le lacrime di cera splendente… alcuni guardiani con le loro lance, cacciarono via l’enorme cigno Taripan.

 

Il Duca Riosmo fece una sagace battuta sulle lacrime della principessa; affermando che adesso era stato finalmente svelato il mistero delle statue luminescenti. E poco dopo, come se niente fosse… la cerimonia nuziale imperturbabilmente… continuò.

 

Alla fine dell’incantesimo di Falea, ecco che tutti e tre si trovarono in un impero davvero singolare ed inaspettato. Difatti Artesio, il canguro e Falea, si erano addentrati nel reame delle sirene alate. In pratica l’immenso regno, era completamente formato da vastissime nuvole rosa confetto, con striature viola. Si potevano ammirare castelli e dimore fantastiche, tutte sagomate dalle nubi. Sembrava proprio di trovarsi in un mondo, composto da panna montata e zucchero filato. Persino la fatina Falea, rimase meravigliata da quello splendore.

 

Non passò molto tempo, che apparve una bellissima sirena dai capelli viola. La sirena svolazzava tra una nuvola e l’altra, come se fosse immersa in un oceano di fior di latte. E la coda di pesce della sirena, sembrava prendere forza… nel preciso momento in cui sfiorava le meravigliose nuvole. Difatti, al contrario del giovane capitano e di Atron, che camminavano in quel territorio nuvoloso come su del vapore vellutato… la sirena vestale svolazzava felice intorno a loro. E dopo aver fatto un ultimo volo, che pareva un volteggio compiuto da una danzatrice… la sirena si presentò subito dichiarando di essere Majal, la depositaria del bocciolo incantato. In sostanza, Majal era una vestale, il cui compito era di tenere sotto vigilanza un particolare bocciolo incantato, che donava prosperità a pacificazione a tutto il suo popolo.

 

È inutile negare, che Majal fece presto amicizia con Artesio. In seguito senza perdere altro tempo, Majal fece conoscere al capitano, il suo regno incantevole ed allo stesso tempo originale.

 

Anche questa volta, Artesio pensò di aver finalmente incontrato la sua sposa. La fatina e Atron però, non erano per nulla d’accordo… visto e considerato che Majal era una vestale; e proprio per questa ragione le era proibito sposarsi con chicchessia. E a dire il vero, finanche la vestale rimase perplessa quando Artesio le annunciò il suo desiderio di sposarla. Majal dal canto suo, cercò di fargli conoscere altre bellissime sirene. Ma nulla da fare… il giovane capitano voleva solo lei.

 

La vestale sirena comprendendo che Artesio non cedeva, si allontanò dirigendosi con celerità verso il tempio del bocciolo incantato. Artesio ormai turbato e confuso, decise di chiedere consiglio a Falea. La fatina svolazzandogli intono, si affrettò a dire che non era il caso di insistere. Allora Artesio con somma tristezza, si incamminò all’interno del tempio per riferire a Majal, che pur se con afflizione… aveva preso la decisione di andarsene.

 

La sirena vestale Majal, dopo aver ascoltato con attenzione quanto proferito da Artesio, lo ringraziò per aver compreso il suo problema; dopodiché gli fece adocchiare il meraviglioso bocciolo incantato. Ma il giovane capitano non fece molto caso nemmeno a quel meraviglioso bocciolo; e dopo aver dato a Majal un veloce baciamano… afflitto se ne andò via.

 

Majal rimase un po’ di tempo assorta nei suoi pensieri, sempre immobile ad osservare il bocciolo incantato. Nel suo cuore Majal sentiva ardere un fuoco intenso… una sensazione che non aveva mai provato prima. Poi improvvisamente la sirena uscì velocemente dal tempio, dopodiché salì sul dorso di un’enorme orca rosa confetto… e si mise affannosamente a cercare Artesio.

 

Intanto il giovane capitano, Atron e Falea, prima di tornare nel regno di Vanohen, decisero di dare un ultimo sguardo a quell’inusitato regno. E così salirono sopra un’enorme foglia iridescente, solcando il meraviglioso oceano di nuvole adiacente al reame della vestale.

 

Ad un tratto i nostri tre eroi, avvistarono in lontananza un’enorme conchiglia; che altro non era che un meraviglioso veliero fatato… il quale aleggiava sulle sponde delle nubi argentate. Incuriositi, salirono sul veliero fatato e fecero conoscenza con l’equipaggio, che era formato da numerosi pescatori e marinai.

Ad un tratto un marinaio addetto a lanciare l’arpione, fece uno strano grido. Tutti incuriositi si avvicinarono al marinaio, per capire cosa avesse adocchiato. Difatti in lontananza si poteva scorgere un’enorme orca rosa confetto, la quale faceva degli enormi balzi tra una nuvola e l’altra.

 


Il marinaio senza perder tempo, lanciò con destrezza il suo arpione, fino a colpire l’enorme orca rosa confetto.

Poi con calma, l’enorme conchiglia veliero si accostò all’orca colpita. Artesio e Falea incuriositi si avvicinarono all’orca, e quello che si presentò ai loro occhi era davvero terribile… l’arpione aveva trafitto non solo l’orca, ma anche la sirena vestale Majal.

 

Artesio strinse a sé la vestale morente, mentre copiose lacrime rotolavano sul viso avoriato di Majal.

Poco dopo anche la sirena vestale, divenne una tenue scia di fumo color viola; lasciando al suo posto un ciondolo che raffigurava un’orca argentata.

 

Il giovane capitano Artesio, chiese alla fatina Falea cosa significavano quei tre ciondoli argentati, che raffiguravano un’aquila, un granchio ed infine un’orca. La fatina rispose che per saperlo dovevano tornare nel loro regno, e parlare con il disegnatore Lisarto. Artesio assentì… e dopo aver salutato i pescatori, sempre più sconsolato tornò a Vanohen, unitamente a Falea e al suo amico canguro.

 

Il ritorno dei nostri tre eroi, avvenne proprio a cerimonia nuziale ultimata. Tutti e tre rimasero perplessi da quell’insolito evento. Subitamente la fatina andò di volata a chiedere al pittore Lisarto, come mai le dame che gli aveva consigliato, si erano comportate in quel modo così inconsueto… e del perché erano divenute tre ciondoli.

 

Il pittore espose con falsa pacatezza, che non credeva minimamente a quello che la fatina affermava. Mentre dei tre ciondoli, non sapeva proprio cosa dire.

Falea non fece neppure in tempo a ribattere una sola parola, che il Duca Riosmo con un acidulo sorriso espose una triste verità… che ormai la fatina era sotto la sua giurisdizione; visto e considerato che adesso, avendo sposato Florjan… era divenuto di diritto il nuovo Monarca di Vanohen.

 

Falea finalmente comprese appieno il mefistofelico piano progettato dal Duca e dal pittore Lisarto, che era proprio quello di allontanare sia lei che Artesio dal castello, per conquistare il trono del Monarca Lumeo. E la fatina sapeva bene che adesso non poteva nemmeno ribellarsi agli ordini del Duca Riosmo, poiché era vincolata da un giuramento magico compiuto anni addietro, che la costringeva ad ubbidire gli ordini del Monarca di Vanohen. Ed ora, malauguratamente, il Monarca di Vanohen era proprio divenuto… il viscido Duca Riosmo.

 

Il Duca Riosmo non perse certo tempo… e sempre fiancheggiato dal pittore Lisarto, ordinò subito alle sentinelle di rinchiudere l’ex Monarca Lumeo, nelle segrete del castello. Le sentinelle dopo un breve tentennamento, fecero il loro triste incarico… chiedendo scusa al Monarca Lumeo; il quale si fece portare via, senza perdere la sua dignità.

 

Artesio nell’osservare quell’ignobile atto, cercò con l’aiuto di Atron… di svincolare il Monarca Lumeo dalla presa delle sentinelle. Ma sfortunatamente, i guardiani erano troppi anche per un capitano ben addestrato come lui.

Dopodiché il Duca cacciò via dal castello il giovane Artesio e Atron, ma non dopo avergli intimato di non presentarsi mai più di fronte al nuovo Monarca di Vanohen: …il Duca Riosmo.

 

In tutto quel trambusto, la principessa Florjan riuscì a raggiungere il suo amico cigno, e dopo essere salita velocemente sul dorso del fedele Taripan… fuggì via volando fuori dal castello.

 

Il Duca in verità non rimase particolarmente sorpreso da quell’evento, ma anzi sembrava essersi tolto un peso dallo stomaco. Difatti il Duca Riosmo aveva sposato Florjan non certo per amore… ma solo per agguantare il regno di Vanohen. Comunque per dare una parvenza di dignitosa inquietudine, il Duca Riosmo fece un urlo di rabbia rivolto ai guardiani. Finita la pantomima, il Duca con fermezza ordinò a Falea di far vivere una mostruosa creatura, dipinta dal pittore Lisarto; il quale per l'occasione venne nominato il confidente reale del nuovo Monarca. È inutile aggiungere… che a quelle sagaci parole, il viso della fatina… sbiancò.

 

Quando furono giunti nel salone delle udienze, venne portato un gigantesco dipinto raffigurante una dama dalle fattezze di un’enorme e statuaria ape regina… con al seguito centinaia di strane e grosse api guerriere. La fatina comprese subito, che il Duca desiderava creare un esercito tutto suo.

E così… Falea suo malgrado, con un gesto della sua minuscola manina… fece fuoriuscire una luce magica che portò in vita la potentissima ape regina Apekar, e le sue enormi e cattivissime api guerriere.

 

Apekar era davvero orribile… infatti era ricoperta di una patina striata in giallo e nero, e le sue enormi ali erano uncinate. Ma il fatto davvero inquietante, era il suo sguardo arcigno e penetrante. Insomma si comprendeva benissimo, che Apekar era una guerriera imperturbabile, perfida e cattiva. Ben presto si intese anche il suo potere, che consisteva nel colpire le vittime, con un pungiglione che era posizionato sulla sua fronte. Lo spaventoso aculeo fuoriusciva dalla fronte di Apekar, solo quando lo desiderava; ed aveva la facoltà di far divenire fantasmi, coloro che ne venivano colpiti. Mentre le terribili ed enormi api guerriere, possedevano la capacità di far svenire per alcuni istanti, le vittime trafitte dai loro pungiglioni.

 

Sia il pittore Lisarto che il Duca Riosmo, non appena videro Apekar con il suo esercito di enormi api guerriere… fecero un ghigno mordace. In seguito senza alcun preavviso, il Duca Riosmo ordinò alle api guerriere di colpire con i loro potenti aculei, tutti i guardiani e soldati del castello. Tutto questo, proprio per evitare potenziali insurrezioni.

 

Naturalmente, i guerrieri cercarono in tutti i modi di difendersi, o almeno fuggire da quelle terribili api. Ma come si può ben immaginare… le api guerriere in poco tempo, sconfissero tutti i combattenti dell’ex Monarca Lumeo. Difatti le enormi api, avendo la possibilità di volare, erano notevolmente avvantaggiate… e colpivano con più rapidità i guerrieri con i loro pungiglioni; facendoli svenire.

 

La statuaria Apekar in tutto quello sconquasso, in attesa di ricevere ordini dal Duca, fissava combattere le sue api con un’espressione glaciale.

Alla fine il Duca Riosmo ordinò ad Apekar di colpire con il suo pungiglione, tutti i combattenti svenuti; con l’intento di renderli dei fantasmi. Invero, quando erano divenuti fantasmi, i soldati erano impossibilitati a reagire, poiché non potevano più afferrare le armi o le armature… ma erano solo in grado di librarsi goffamente nell’aria.

 

Falea cercò in tutte le maniere, di far riflettere il Duca Riosmo; dicendogli di avere pietà di loro. Ma il Duca spalleggiato dal pittore Lisarto, non cedette minimamente. E così la terribile Apekar fece divenire tutti i guerrieri svenuti, dei fantasmi. In seguito, quando i guerrieri si ripresero, Apekar li minacciò asserendo che se non facevano come lei diceva, avrebbe reso tutti i componenti delle loro famiglie… dei fantasmi. In questo modo, Apekar costrinse tutti i guerrieri a svolazzare nelle adiacenze di alcune miniere abbandonate

 

Passarono alcuni giorni, e la fatina Falea non sapeva come fare per terminare quell’incubo terribile. La sua unica consolazione, era quando portava del cibo all’ex Monarca Lumeo. Il quale per nulla impensierito, continuava a ribadire che quel brutto periodo sarebbe passato presto. Invero, la fatina riprendeva speranza solo dopo quei brevi colloqui; e nel contempo pensava ad un modo per risolvere quella terribile incombenza. Falea aveva cognizione che l’elemento essenziale, era di riuscire a rintracciare Artesio e la principessa Florjan.

 

Così una sera verso l’imbrunire, mentre tutti dormivano… la fatina uscì di nascosto dal castello, sfrecciando verso il luogo dove si trovavano i combattenti fantasma. I guerrieri furono davvero felici nel rivedere la loro amica fatina; ma Falea chiese subito se sapevano dove si trovava Artesio e la principessa Florjan.

Un guerriero fantasma con la barba lunga, gli rispose che la principessa era andata a rifugiarsi nelle profondità di una miniera abbandonata; e non era mai più uscita di lì. Solo il cigno Taripan, ogni tanto lo si vedeva svolazzare nelle adiacenze della miniera. Mentre del capitano Artesio, sapeva solo che si era rifugiato nella foresta, insieme al suo amico canguro.

 

Falea era consapevole che non poteva perdere altro tempo, altrimenti al castello avrebbero scoperto la sua momentanea fuga. Così la fatina decise di punto in bianco di raggiungere la foresta, con lo scopo di rintracciare Artesio. Certo la fatina era dispiaciuta di apprendere che Artesio, invece di trovare una soluzione per allontanare il Duca Riosmo e Apekar… si era vilmente nascosto. Da quello che ricordava, questo non era certo un atteggiamento conforme al valoroso temperamento di Artesio.

 

Comunque dopo un po’ di volo, Falea avvistò Artesio che dormiva sopra un vecchio tronco, affiancato dal canguro Atron. La fatina svegliò subitamente i due; e poi con espressione seria, chiese subito ad Artesio come mai non aveva fatto nulla per aiutare la principessa e i soldati evanescenti.

Artesio spiegò che era quello che stava compiendo… in sostanza il capitano si stava esercitando, per poi poter affrontare il perfido Duca Riosmo e Apekar. E senza badare all’espressione dubbiosa di Falea, il giovane capitano afferrò con la mano destra i tre ciondoli che teneva nella catenina al collo. All’improvviso apparvero, sotto gli occhi sbalorditi della fatina… un gigantesco granchio, un’enorme e poderosa aquila e per finire un’imponente orca. Tutti e tre, oltre ad essere vivi, vegeti ed enormi… erano completamente rivestiti di argento fatato.

 

La fatina Falea sempre più meravigliata e sorpresa, non ebbe tempo di pronunciare una sola parola, poiché Artesio gli spiegò subito che da quando aveva compreso che i tre ciondoli prendevano vita… egli stava cercando di comprenderne le facoltà; per poi tornare a liberare il monarca Lumeo.

 

Falea lo pregò di scusarla per aver dubitato di lui; e subito dopo gli consigliò di andare in una delle miniere abbandonate, a rintracciare la principessa Florjan. E dopo aver dato un baciotto sul muso del canguro Atron, la fatina svolazzò via di corsa in direzione del castello.

 

Il mattino dopo, per Falea ci furono delle brutte sorprese… difatti un’ape guerriera l’aveva scorta allontanarsi furtivamente dal castello.

Apekar era furiosa, e presa da una rabbia crescente… chiese al nuovo Monarca, il Duca Riosmo, se poteva imprigionare la fatina. Invero, nessuno ignorava che Apekar detestava Falea, proprio perché solo lei possedeva la facoltà di distruggerla definitivamente, facendola ritornare un amorfo disegno.

 

Ma a quella richiesta, su suggerimento del pittore Lisarto, il Duca Riosmo rispose un indiscutibile “Non se ne parla nemmeno!”. Il Duca e il pittore infatti, sapevano che la fatina era la loro unica carta vincente, per tenere sotto controllo la crudele Apekar.

 

Ma Apekar indispettita, si infuriò a tal punto da rivoltarsi contro il Duca Riosmo e il pittore Lisarto. E senza ulteriori indugi, Apekar ordinò alle sue amiche api guerriere, di arrestare sia il Duca Riosmo che Lisarto.

 

Subitamente il Duca Riosmo ordinò alla fatina, di far tornare Apekar un insulso disegno. Ma l’astuta regina delle api, con un volo repentino… afferrò con le sue ali uncinate il Duca, e puntandogli al collo il suo terribile pungiglione… urlò a Falea di non avvicinarsi. Allora Lisarto all’improvviso urlò al Duca di ordinare a Falea di far rivivere i guerrieri dei quadri del castello; cosa che puntualmente avvenne. Tanto è vero che ad ordine pervenuto, Falea subitamente si mise a sfrecciare per tutto il castello, portando in vita i molteplici combattenti che si trovavano nei numerosi affreschi e dipinti.

 

Cominciò così un terribile conflitto all’interno e nelle adiacenze del castello, tra le enormi api guerriere di Apekar e i soldati dell’esercito dell’ex Monarca Lumeo. Ma prima che il Duca Riosmo potesse proferire un altro ordine, Apekar lo fece colpire dal pungiglione di un’ape guerriera. Dopodiché il Duca ormai svenuto, fu portato repentinamente nelle segrete del castello.

 

Comunque questa volta i soldati provenienti dai disegni, sembravano veramente più forti e numerosi delle api guerriere di Apekar.

Malgrado ciò, si poteva tristemente notare come, a mano a mano che il tempo passava… i combattenti iniziavano a perdere le loro armature, e persino le loro lance si frantumavano. Falea, dall’espressione disperata del pittore Lisarto, comprese che lui sapeva qualcosa riguardo a quei tristi eventi. Così la fatina chiese a Lisarto, il perché di quella ignominiosa situazione. Il pittore rispose che la colpa era sua. Difatti nel corso dei mesi passati, Lisarto di nascosto aveva cancellato e ridisegnato le armature e le armi dei soldati, con l’intento di indebolire l’esercito del Monarca Lumeo.

 

Apekar dopo aver ascoltato quanto proferito dal disegnatore, con un ghigno trionfante incoraggiò con ancora più veemenza le sue crudeli api guerriere, nello sbaragliare quegli insulsi combattenti.

 

A quel punto la fatina cominciò a combattere contro Apekar; e sfrecciando contro la regina delle api guerriere, cercava di colpirla con dei potenti incantesimi… per renderla ancora un amorfo disegno. Ma purtroppo Apekar riusciva a volare con destrezza, evitando accuratamente tutti gli incantesimi della fatina.

Poi, dopo una risata isterica, la perfida regina delle api guerriere, ordinò alle sue dilette api di agguantare quella stolta fatina.

Falea cercava in tutti i modi di colpire con degli incantesimi le terribili api guerriere; e anche se alcune api riusciva a farle divenire degli insulsi scarabocchi… dovette per forza mutare strategia. Insomma, le api guerriere erano talmente numerose, che la fatina Falea per non essere colpita dai loro aguzzi pungiglioni… fu costretta insieme al disegnatore Lisarto, a scappare da quel luogo.

 

Mentre fuggivano, il pittore Lisarto disse alla fatina che gli dispiaceva di aver tradito la sua fiducia… e che si scusava del suo comportamento egoista e superbo. Falea accettò le scuse di Lisarto; poi proferì che gli errori compiuti nel passato, a volte potevano divenire delle benefiche risorse.


 

Intanto le api guerriere a servizio di Apekar, ebbero la meglio sui combattenti… facendoli svenire tutti con i loro pungiglioni. Dopodiché la regina delle api guerriere, li colpì uno per uno con il suo temibile aculeo, facendoli diventare tutti degli evanescenti fantasmi. Infine, anche per loro sopraggiunse la sorte dei loro predecessori… e così con molta tristezza nel cuore, tutti i combattenti si allontanarono verso le miniere abbandonate.

 

Nel frattempo la fatina e il pittore Lisarto, avevano raggiunto il salone dove venivano tenute le statue luminescenti create da Florjan. Ciò nonostante con enorme sorpresa… ravvisarono che le sculture erano state tutte forate. E all’interno delle cavità si trovavano delle api guerriere, che avevano scaltramente fatto il loro nido. Bastò quell’attimo di esitazione di Falea, per permettere ad Apekar di braccarla. E non solo… perché la terribile ape regina riuscì a colpire la fatina con il suo famelico pungiglione; rendendola un etereo ed evanescente fantasma. E con sua enorme sorpresa, Falea scoprì che essendo diventata un fantasma, i suoi poteri di fata si erano notevolmente indeboliti. Il disegnatore in tutto quel trambusto, riuscì fortunatamente a svicolare fuori dalla stanza e fuggire via.

 

Apekar non soddisfatta di quanto avvenuto, non permise alla fatina di raggiungere le miniere abbandonate; ma la rinchiuse in un bozzolo formato da una secrezione vischiosa, che fece fuoriuscire dal suo stesso pungiglione. E strano a dirsi… ma quella anomala secrezione, non permetteva alla fatina di muoversi, nonostante fosse divenuta un fantasma. Ed infine la perfida regina delle api guerriere, sistemò il bozzolo sul soffitto del salone, dove si trovavano le statue luminescenti della principessa Florjan.

 

Quando Artesio giunse alle miniere abbandonate, tutti i guerrieri fantasma ed altresì i numerosi soldati dei dipinti che si erano da poco uniti a loro, lo salutarono con affetto. Il giovane capitano affiancato dal canguro Atron, dopo i convenevoli di rito, asserì che doveva raggiungere Florjan e poi sarebbe tornato da loro.

Artesio in questo modo, affiancato dall’amico Atron, cominciò a discendere per l’impervio antro di una delle miniere abbandonate. Precisamente nella miniera dove nei giorni precedenti, era stato visto entrare il cigno fatato Taripan.

 

Dopo aver camminato per diverso tempo, il giovane capitano vide librarsi verso di lui un animale furioso: era Taripan, il cigno fatato amico della principessa. Il grosso cigno mediante il suo portentoso becco, afferrò velocemente il canguro Atron… per poi scagliarlo contro la parete della miniera. In seguito con ardita animosità, Taripan si rivoltò contro Artesio.

 

La Favola continua……………..


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Monday, July 10, 2023

In the Footsteps of a Tear - vol. 3

 


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Friday, July 7, 2023

Maria Valtorta - Notebooks - 21 August 1943

 


Maria Valtorta - Notebooks - 21 August 1943:

The reign of the Antichrist needs a cement made of blood and hatred to consolidate. And you, who no longer know how to love, serve him properly and slaughter each other.

 

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Jesus says: "In my two witnesses all the teachers in the faith are overshadowed: pontiffs, bishops, inspired ones, doctors of the Church, souls invaded by the Light and by the Voice. They, with pure voice from every human vein, proclaimed Me and the truth of my doctrine and they put a seal of sanctity, of pain, and even of blood, in confirmation of their voice. Hated like Me, Master of teachers, Holy of saints, they have been, more or less, always tormented by the world and by the power, who find in them those who by their own conduct, say to the world and to the great ones of the world: "It is not lawful what you do".  But when the hour of the son of Satan has come, Hell, rising from the abyss opened by the Antichrist, he will wage ruthless war against them and, according to human view; he will conquer and kill them. But it will not be true death. On the contrary, it will be Life of lives, true and glorious Life.

 

Because if those who follow my Law in the commandments will have Life, what infinite fullness of Life will they have for those who also follow my evangelical counsels of perfection and push their being with Me to the point of total sacrifice for the love of their Jesus, the eternal Sacrifice of which they make imitators to the point of sacrificing their lives? Called to a very bright resurrection will be those who strip themselves of the dearest thing to man: life, in order to follow Me out of love for Me and for the brothers. I will never tire of repeating this: that there is nothing greater than love in Heaven and on Earth, and there is no love greater than that of the one who gives his life for his brothers".

 

Jesus says again: “I told you one day that in this tragedy today the forces of Satan are already in motion, who has sent his dark angels to turn the kingdoms of the Earth against each other. The Supernatural Battle has already begun. It is. It's behind the scenes of the little human battle. Small not because of its size, but because of its reason. It is not, it is not the small human motive that is the origin of it. It is not. There is another true reason that makes brothers so many homicidal beasts that bite and kill each other. You fight with your bodies. But in reality it is the souls who fight. You fight for the order of four or five powerful ones. Believe it so. No. One is the executor of this ruin. One who is on Earth, because you want him, but he is not of this Earth. Satan is the one who pulls the strings of this carnage in which more souls die than bodies. This is one of the initial battles. The reign of the Antichrist needs a cement made of blood and hatred to consolidate. And you, who no longer know how to love, serve him properly and slaughter each other, and curse whoever is not to blame for this evil of yours: God, who struggles with his angels to protect what is his: Faith in the heart of Christians, Goodness in the heart of the good.

 

It is not I who makes the selection, for now. It is you who select yourselves, spontaneously. Those who despite the horror know how to understand that God is always God, i.e. Goodness and Justice, and that salvation is in following the Law of God, separate themselves from those who deny these truths. The first ones ascend to meet the Light; the others fall towards the Darkness. Truly Satan tends, with his demons, to give a second ascent to Heaven. But rejected by my archangel he falls to Earth to win God through the hearts of his children. Because every soul that is lost is a defeat for God. And Satan succeeds easily because the heart of men no longer has a flame of spirit. He has no more spirit life. It is a knot of sin in which the threefold lust that kills the spirit thrives.

 

Blessed are those who have conquered by virtue of the blood of the Lamb and have remained and will always remain faithful. Blessed are those who have rejected Satan and his flattery and have not cared about his apparent triumphs, his efforts made in this hour, which he knows is short for his reign of curses, and who will remain faithful to Christ and his Church, dismembered by anti-Christian persecution, an invincible martyr like the Great Martyr her Spouse, the Crucified Christ, but reborn more beautiful, after the apparent death, to enter Heaven glorified, where the true Pontiff awaits her to celebrate the wedding".

 


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Maria Valtorta – Quaderni - 21 agosto 1943:

Il regno dell’Anticristo ha bisogno di un cemento fatto di sangue e di odio per consolidarsi. E voi, che non sapete più amare, lo servite a dovere e vi scannate a vicenda.

 


Dice Gesù: "Nei due testimoni miei sono adombrati tutti i maestri nella fede: pontefici, vescovi, ispirati, dottori della Chiesa, anime invase dalla Luce e dalla Voce. Essi, con voce pura da ogni venatura umana, hanno proclamato Me e la verità della mia dottrina e hanno messo sigillo di santità, di dolore, e anche di sangue, a conferma della loro voce. Odiati come Me, Maestro dei maestri, Santo dei santi, sono stati, più o meno, sempre tormentati dal mondo e dal potere, che trovano in essi coloro che con la loro stessa condotta dicono al mondo e ai grandi del mondo: “Non è lecito ciò che fate”. Ma quando l’ora del figlio di Satana sarà venuta, l’Inferno, saliente dall’abisso aperto dall’Anticristo, muoverà guerra spietata ad essi e, secondo la vista umana, li vincerà e ucciderà. Ma non sarà morte vera. Sarà anzi Vita delle vite, Vita vera e gloriosa.

 

Perché se avranno Vita coloro che seguono la mia Legge nei comandamenti, quale infinita pienezza di Vita avranno coloro che seguono anche i miei evangelici consigli di perfezione e spingono il loro essere Meco sino al sacrificio totale per amore del loro Gesù, l’eterno Immolato di cui si fanno imitatori sino al sacrificio della vita? Chiamati ad una fulgidissima risurrezione saranno costoro che si spogliano della cosa più cara all’uomo: la vita, pur di seguire Me per amore di Me e dei fratelli. Non mi stancherò mai di ripetere questo: che non vi è cosa più grande dell’amore nel Cielo e sulla Terra, e non vi è amore più grande di quello di colui che dà la sua vita per i suoi fratelli".  

 

Dice ancora Gesù: “Ti ho detto un giorno che in questa odierna tragedia sono già in moto le forze di Satana, il quale ha mandato i suoi angeli neri a muovere i regni della Terra l’uno contro l’altro. La Battaglia soprannaturale è già iniziata. Essa è. È dietro alle quinte della piccola battaglia umana. Piccola non per vastità di mole, ma per motivo. Non è, non è il piccolo motivo umano l’origine di essa. Non è. È un altro il motivo vero che fa dei fratelli tante belve omicide che a vicenda si mordono e uccidono. Vi battete coi vostri corpi. Ma in realtà sono le anime quelle che si battono. Vi battete per l’ordine di quattro o cinque potenti. Credete sia così. No. Uno è l’esecutore di questa rovina. Uno che è sulla Terra, perché voi lo volete, ma non è di questa Terra. Satana è che conduce i fili di questa carneficina in cui sono più le anime che muoiono che non i corpi. Questa è una delle battaglie iniziali. Il regno dell’Anticristo ha bisogno di un cemento fatto di sangue e di odio per consolidarsi. E voi, che non sapete più amare, lo servite a dovere e vi scannate a vicenda, e maledite chi non ha colpa di questo vostro male: Iddio, il quale lotta coi suoi angeli per tutelare quanto è suo: la Fede nel cuore dei cristiani, la Bontà nel cuore dei buoni.

 

Non sono Io che faccio la selezione, per ora. Siete voi che vi selezionate, spontaneamente. Coloro che nonostante l’orrore sanno capire che Dio è sempre Dio, ossia Bontà e Giustizia, e che la salvezza è nel seguire la Legge di Dio, si separano da coloro che negano queste verità. I primi ascendono incontro alla Luce, gli altri precipitano verso le Tenebre. Veramente Satana tende, coi suoi demoni, di dare una seconda scalata al Cielo. Ma respinto dal mio arcangelo precipita sulla Terra per vincere Dio attraverso il cuore dei suoi figli. Poiché ogni anima che si perde è una sconfitta per Dio. E ci riesce Satana facilmente perché il cuore degli uomini non ha più fiamma di spirito. Non ha più vita di spirito. È un nodo di peccato in cui prospera la triplice lussuria che uccide lo spirito.

 

Beati quelli che han vinto in virtù del sangue dell’Agnello e sono rimasti e rimarranno fedeli sempre. Beati quelli che avranno respinto Satana e le sue lusinghe e non si saranno preoccupati dei suoi apparenti trionfi, dei suoi sforzi sferrati in quest’ora, che egli sa esser breve per il suo regno di maledizione, e che rimarranno fedeli al Cristo e alla sua Chiesa, smembrata dalla persecuzione anticristiana, martire invitta come il Gran Martire suo Sposo, il Cristo Crocifisso, ma risorgente più bella, dopo l’apparente morte, per entrare glorificata in Cielo, dove il Pontefice vero l’attende per celebrare le nozze".

 


 

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APHORISM n. 100

 


APHORISM  n. 100 - If you look at the light… smile. If you look at the darkness... you falter.

 

AFORISMA n. 100 – Se osservi la luce… sorridi. Se osservi le tenebre… vacilli.

 

APHORISM - HOME

 

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Wednesday, July 5, 2023

Flavia Santi - Poem n. 100 - It's Over…

 


Flavia Santi - Poem n. 100 - It's Over…:

 

POEMS - HOME

 

It's Over... the wounded goliardic.

It's Over… the lifeless darkness.

It's Over… the boundless impatience.

It's Over… the brackish drift.

It's Over… the conceived romance.

It's Over... and if it starts again... the climb returns.

 

Flavia Santi - Poesia n. 100 - È Finita…:

 

È finita… la goliardica ferita.

È finita… la tenebra senza vita.

È finita… l’impazienza smisurata.

È finita… la salmastra deriva.

È finita… la romanza concepita.

È finita… e se ricomincia… ritorna la salita.

 

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Flavia Santi - Poem n. 154 - I Pushed…

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