Maria
Valtorta
Maria
Valtorta – Gospel chap. 226 - July 22, 1945: A good sign from Mary of Magdala.
Death of old Ishmael.
Jesus with the company of
the Zealot arrives at the garden of Lazarus on a beautiful summer morning.
The dawn hasn't finished yet and therefore everything is fresh and cheerful.
The servant-gardener, who hastens to receive the Master, points to the same piece of white robe which disappears
behind a hedge, saying: "Lazarus is going to the jasmine pergola with some
scrolls to read. Now I'll call him". “No, I’ll go alone". And Jesus walks quickly along a path
bordered by flowering hedges. The grass that is on the edge of the hedge
muffles the sound of footsteps, and Jesus
tries to put his foot right on it to suddenly arrive in front of to Lazarus.
He thus surprises him that,
standing upright, with the rolls leaning on a marble table, he prays aloud. “Don’t disappoint me, Lord. You make this thread of hope that was born in my heart grow.
Give me what I have asked you with tears ten and a hundred thousand times. What
I asked of you with actions, with forgiveness,
with all of myself. Give them in exchange for my life. Give me in the name of
your Jesus who promised me this
peace. Can He ever lie? Am I to think that his promise was only words? That his
power is less than the abyss of sin that is my sister? Tell me, Lord, that I will resign myself for
your love…”. “Yes, I'm telling you!” says Jesus.
Lazarus turns abruptly and shouts: “Oh! My Lord! But when did you come?” and he
bends down to kiss Jesus' garment. "For a few minutes".
"Alone?". “With Simon Zealot.
But here, where you were, I came alone. I know you have to tell me one great
thing. So tell me".
"No. First answer the
questions I ask God. Depending on
your answer, I will tell you". “Tell me, tell me this great thing of yours. You can say it..." and Jesus smiles, opening His arms in an act of invitation. “God Most High! But it's true? So you
know it's true?!" and Lazarus goes into the arms of Jesus to confide the
great thing about him. “Maria called
Martha to Magdala. And Marta left in
trouble fearing some serious misfortune... And I am left here, with the same
fear, alone. But Marta, from her servant who accompanied her, sent me a letter
that filled me with hope. Look, I
have it here, on my heart. I keep
her there because she is more precious
to me than a treasure. They are few words but I read them every now and then to
be sure that they were indeed written. Look…” and Lazarus takes from his robe a
small roll tied by a violet ribbon and unfolds it. "You see? Read, read.
Aloud. Read by you, the thing will seem more certain to me". “Lazarus, my
brother. Peace and blessings to you. I arrived early and
well. And my heart no longer fluttered with the fear of new disasters because I
saw Maria, our healthy Maria and… do I have to tell you? And less frenetic in
appearance than before. She cried to my heart. A great cry... And then, at
night, in the room where she had taken me, she asked me many and many things
about the Master. No more than that,
for now. But I, who see Mary's face as well as hear her words, say that hope
was born in my heart. Pray, brother.
Hope. Oh! If it was true! I stay
still because I feel that she wants me close as if to be defended from
temptation. And to learn… What? What we already know. The infinite goodness of Jesus. I told you about that woman who
came to Bethany… I see that she thinks, she thinks, she thinks… We need Jesus. Pray. She hopes. The Lord be
with you".
Jesus folds the scroll
and returns it. "Master…". "I will go. Are you able to tell
Marta to meet me in Capernaum in fifteen days, at the latest?”. “I have a way,
sir. And I?". “You stay here. I will also send Martha back here”.
"Why?". “Because redemptions
have a profound shame. And nothing is more shameful than the eye of a parent or
sibling. I also tell you: "Pray,
pray, pray". Lazarus weeps on Jesus' breast... Later, when he has
recovered, he tells again of his agitation, of his discouragement... "I
have been hoping for almost a year... that I despair... How long is the time of
resurrection!" he exclaims. Jesus
lets him talk, talk, talk... until Lazarus
realizes that he is failing in his duties of hospitality and gets up to lead
Jesus into the house.
To do this, they pass by a
thick hedge of flowering jasmine, on whose stellar corollas golden bees buzz.
“Ah! I forgot to tell you… The old
patriarch that You sent me is back in Abraham's
womb. Massimino found him sitting here, with his head leaning against this
hedge, as if he had fallen asleep near the beehives which he tended as if they
were houses full of golden children. That's what he called bees. He seemed to
understand them and was understood by them. And over the patriarch asleep in the peace
of good conscience, when Massimino
found him, was a precious veil of little golden bodies. All the bees settled on
their friend. The servants had to work hard to get them off him. He was so good that perhaps he tasted
of honey…”.
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Maria Valtorta – Evangelo cap. 226 - 22 luglio 1945: Un buon segno
da Maria di Magdala.
Morte del vecchio
Ismaele.
Gesù con la compagnia dello Zelote
giunge al giardino di Lazzaro in un
mattino bellissimo d’estate. Ancora non è terminata l’aurora e perciò tutto è
fresco e ridente. Il servo-giardiniere, che accorre a ricevere il Maestro,
indica allo stesso un lembo di veste bianca che scompare dietro una siepe,
dicendo: "Lazzaro va alla pergola dei gelsomini con dei rotoli da leggere.
Ora lo chiamo”. “No. Vado Io. Da solo”. E Gesù cammina svelto lungo un sentiero
bordato da siepi in fiore. L’erbetta che è sul limite della siepe attutisce il
rumore dei passi, e Gesù cerca di
posare il piede proprio su quella per giungere all’improvviso davanti a Lazzaro.
Lo sorprende così che, ritto in piedi, con i rotoli
appoggiati a un tavolo di marmo, prega a voce alta. “Non mi deludere, Signore.
Questo filo di speranza che mi è
nato in cuore fàllo Tu crescere. Dammi
ciò che con lacrime ti ho chiesto dieci e cento mila volte. Ciò che ti ho
chiesto con le azioni, col perdono,
con tutto me stesso. Dammeno in cambio della mia vita. Dammeno in nome del tuo
Gesù che mi ha promesso questa pace. Può mai Egli mentire? Devo pensare che la
sua promessa fu solo di parole? Che il suo potere è inferiore all’abisso di
peccato che è mia sorella? Dimmelo, Signore, che io mi rassegnerò per tuo
amore…”. “Sì, te lo dico!”, dice Gesù. Lazzaro si volge di scatto e grida: “Oh!
Mio Signore! Ma quando sei venuto?” e si china a baciare la veste di Gesù. “Da
qualche minuto”. “Solo?”. “Con Simone
Zelote. Ma qui, dove tu eri, sono venuto solo. So che mi devi dire una
grande cosa. Dimmela dunque”.
“No. Prima rispondi alle domande che io faccio a Dio. A seconda della tua risposta, te
la dirò”. “Dimmela, dimmela questa tua grande cosa. La puoi dire…” e Gesù sorride aprendo le braccia in atto d’invito. “Dio altissimo! Ma è vero? Tu allora sai che è vero?!” e Lazzaro va
fra le braccia di Gesù a confidare la sua grande cosa. “Maria ha chiamato Marta
a Magdala. E Marta è partita in affanno temendo qualche forte sventura… Ed io
qui, con lo stesso timore, solo sono rimasto. Ma Marta, dal servo che l’ha
accompagnata, mi ha mandato una lettera che mi ha empìto di speranza. Guarda, l’ho qui, sul cuore.
La tengo lì perché mi è più preziosa
di un tesoro. Sono poche parole ma le leggo ogni poco per essere certo che sono
proprio state scritte. Guarda…” e Lazzaro leva dalla veste un piccolo rotolo
legato da un nastrino violetto e lo spiega. “Vedi? Leggi, leggi. A voce alta.
Letta da Te mi parrà più certa la cosa”. “Lazzaro, fratello mio. A te pace e
benedizione. Sono giunta presto e bene. E il mio cuore non ha più palpitato di
tema di nuove sciagure perché ho visto Maria, la nostra Maria sana e… te lo
devo dire? E meno frenetica nell’aspetto di prima. Mi ha pianto sul cuore. Un
grande pianto… E poi, a notte, nella stanza dove mi aveva condotta, mi ha
chiesto tante e tante cose sul Maestro.
Non di più che questo, per ora. Ma io, che vedo il volto di Maria oltre che
sentirne le parole, dico che nel mio cuore è nata la speranza. Prega,
fratello. Spera. Oh! Fosse vero! Io resto ancora perché sento che ella mi vuole
vicina come per essere difesa dalla tentazione. E per imparare… Che? Ciò che
noi già sappiamo. La bontà infinita di
Gesù. Le ho detto di quella donna venuta a Betania… Vedo che pensa, pensa,
pensa… Ci vorrebbe Gesù. Prega. Spera. Il Signore sia con te”.
Gesù ripiega il rotolo e lo rende. “Maestro…”. “Andrò. Hai modo di avvisare Marta che mi venga incontro a Cafarnao
fra quindici giorni, al massimo?”. “Ne ho modo, Signore. E io?”. “Tu resti qui.
Anche Marta la rimanderò qui”. “Perché?”. “Perché le redenzioni hanno un pudore profondo. E nulla fa più vergogna
dell’occhio di un genitore o di un fratello. Io pure ti dico: “Prega, prega,
prega”. Lazzaro piange sul petto di Gesù… Dopo, quando si è ripreso, racconta
ancora della sua agitazione, dei suoi scoramenti… “È quasi un anno che spero…
che dispero… Come è lungo il tempo della risurrezione!…” esclama. Gesù lo
lascia parlare, parlare, parlare… finché Lazzaro si accorge di mancare ai suoi
doveri di ospitalità e si alza per condurre Gesù in casa.
Per farlo, passano presso una folta siepe di gelsomini
in fiore, sulle cui corolle stellari ronzano api d’oro. “Ah! Mi dimenticavo di
dirti… Il vecchio patriarca che Tu
mi hai mandato è tornato in grembo ad Abramo.
Lo trovò Massimino seduto qui, con la testa appoggiata a questa siepe, come se
si fosse addormentato presso gli
alveari che egli curava come fossero delle case piene di bambini d’oro. Egli chiamava le api così. Pareva le comprendesse e
ne fosse compreso. E sul patriarca addormentato nella pace della buona
coscienza, quando Massimino lo trovò, era un velo prezioso di piccoli corpi
d’oro. Tutte le api posate sul loro amico. I servi dovettero lavorare non poco
per staccarle da lui. Era tanto buono
che forse sapeva di miele…”.
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